di Redazione

Dodici mesi di attività amministrativa dall’insediamento del Governo Toma, a cui pur cercando di dare una svolta dal ristagno della precedente attività amministrativa, supercriticata del Presidente uscente Frattura, non sembrerebbe l’attuale, aver inciso sulla vita dei molisani.

Certamente l’impegno c’è stato nell’ultimo anno in molte direzioni, come descritto dallo stesso Toma all’Ansa, sblocco di finanziamenti, bandi più o meno coerenti con il territorio per dare un impulso alla microricettività turistica, ma siamo ancora all’anno zero, certamente non per colpa dell’ultimo anno di amministrazione regionale, ma per la stantia volontà di progresso che nel corso degli ultimi 50 anni ha fatto precipitare questa regione nel baratro dei primati negativi.

Infrastrutture da terzo mondo, lavoro e disoccupazione galoppante, sanità da brividi; tra il disastro spopolamento e desertificazione, questa terra sta morendo.

E tutta la buona volontà esercitata dall’attuale esecutivo che in larga maggioranza ripresenta e elegge quasi sempre gli stessi esponenti, per grazia popolare ricevuta, non aveva la forza nel passato e non ha la forza ora, la sostanza e il merito di invertire la rotta del declino oramai segnato per questa regione che esiste dal 1963.

Oltre alle belle parole mancano i lavori pubblici, il segmento edilizio sempre trainante, praticamente scomparso nel Molise. Imprenditori edili che avanzano crediti dalla regione per lavori effettuati e mai saldati, prospettive future nulle; un sistema bancario castrante che non permette sviluppo e filiere del passato oramai estinte che hanno lasciato famiglie sul lastrico e miraggi di sviluppo finiti miseramente.

Nonostante questa situazione drammatica e penosa, riportiamo quotidianamente le bagarre di gruppi politici, di lotte di potere all’interno della maggioranza consiliare. Dissapori che al cittadino non importano un fico secco, di un’autoreferenzialità disarmante, mentre tutto va a rotoli, vi è una visione positiva solo della politica, dei Consiglieri regionali superpagati; dei ricchi dirigenti regionali che nel disastro devono offrire una speranza di cambiamento, pur celando che oramai è tardi, i ritmi delle leggi tra la proposta e l’azione sono biblici, non sono quelli dello sviluppo sostenibile che richiedono i tempi moderni per una regione ridotta alla canna del gas.

Mentre il Governo pensa giustamente alle macro regioni, per la riduzione dei costi e lo snellimento delle azioni amministrative, fino a quando durerà la  giostra regionale del Molise, pur qualcosa debbono fare i nostri eletti per giustificare la loro presenza nei palazzi del potere.

Toma afferma: “Dico ai molisani di avere pazienza, adesso abbiamo ricucito smagliature che potevano portarci alla perdita di finanziamenti. Questo sarà l’anno del riversamento sul territorio di ulteriori finanziamenti per lo sviluppo del Molise”.

La speranza è sempre ultima a morire, ma il Molise no, è già defunto!