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I molisani “a rischio di povertà o esclusione sociale”, secondo gli ultimi dati Istat, sono al 31,7%, con un leggero miglioramento rispetto all’anno precedente

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I molisani “a rischio di povertà o esclusione sociale”, secondo gli ultimi dati Istat, sono al 31,7%, con un leggero miglioramento rispetto all’anno precedente, mentre le famiglie che vivono sotto la soglia di povertà sono oltre il 21%, con i soggetti a rischio di grave deprivazione al 9,9% e i soggetti a bassa intensità lavorativa che superano l’11%, con il tasso di disoccupazione ancora alto al 12,9%.

Numeri che delineano una vera e propria emergenza, con un evidente ritardo sul fronte dell’esclusione sociale, ma le misure da mettere in campo per contrastare la povertà a che punto sono?

Nell’ambito del FSE 2014-2020 il Molise ha destinato 12 milioni di euro all’inclusione sociale, aspetto fondamentale per garantire a tutti pari dignità e diritti, quando finalmente verranno pubblicati i bandi? E quando verranno sbloccati i complessivi 48 milioni del fondo sociale assegnati al Molise? È necessario, difatti, che gli interventi previsti dal Governo nazionale, quali il SIA, siano accompagnati da politiche regionali capaci di garantire a tutti i cittadini uguale dignità, stante la situazione di profonda difficoltà che si sta vivendo in Molise.

Perché nulla si muove? Perché assistiamo a questi continui ritardi?

E cosa dire del Patto per il Molise? Il Governo regionale non ha previsto nessuno stanziamento di fondi da destinare al welfare molisano, nonostante le evidenti emergenze sociali, perdendo un’occasione che invece ha colto la Basilicata, che ha destinato 268 milioni di euro per l’asse delle politiche sociali, con interventi fondamentali quali il contrasto alla povertà e all’esclusione sociale con lo strumento della cittadinanza solidale, assimilabile a quel reddito di cittadinanza istituito nella nostra regione con la legge finanziaria del 2012 dal Governo di centro-destra.

Perché non si è deciso di impegnare le risorse sulla valorizzazione del welfare, non solo come strumento di protezione sociale ma anche come fonte di nuova e buona occupazione? Perché non si è tenuto conto delle effettive esigenze dei cittadini molisani?