Sono trascorsi 848 anni dalla morte di San Giovanni Eremita da Tufara avvenuta nell’Abbazia di Santa Maria del Gualdo a Foiano Valfortore (BN) nel 1170, ma al momento in cui il 19 agosto è stato scoperto lo splendido monumento in bronzo progettato dall’artista agnonese Ettore Marinelli e realizzato dalla Pontificia Fonderia Marinelli, si è registrata un’intensa partecipazione emotiva.
Il tempo non ha allentato il legame tra la comunità di Tufara e San Giovanni Eremita che nacque in questo lembo di terra a confine tra Puglia, Campania e Molise nel 1084. La sua biografia tratteggiata in più scritti ci fa scoprire una figura straordinaria. Nel 1102 a 18 anni si recò a Parigi, che in quel tempo era la più grande città del Mondo e vi rimase due anni, per conoscere e approfondire i risvolti della vita. Al suo ritorno nel 1104 contrariando la sua famiglia agiata scelse di donare tutti i suoi averi ai poveri e si ritirò in un eremo a Baselice. Successivamente ottenne la disponibilità di poter costruire una comunità monastica benedettina a Santa Maria del Gualdo a Foiano Valfortore e nel 1156 una bolla papale ne sancì la formalizzazione.
L’Abbazia divenne uno dei centri culturali, educativi e di studio più dinamici del Centro-Sud assumendo una funzione di riferimento per il Molise, la Capitanata, il Sannio ed il Matese fino al 1456 quando un terremoto devastante ne segnò il declino.
Per comprendere la forza innovatrice dell’opera di San Giovanni Eremita da Tufara basta leggere lo “Statuto Comunale” di San Bartolomeo in Galdo redatto dai monaci dell’Abbazia agli inizi del 1300 e avallato sia dal Re delle Due Sicilie che dal Papa. Nello Statuto, che autorizzava la costruzione di un abitato nella parte del Feudo Mazzocco dove sorgeva una piccola chiesa rurale intitolata a San Bartolomeo, i frati avevano stabilito per la prima volta in modo esplicito che le donne ed i fanciulli venivano tutelati da qualsiasi forma di violenza e che erano vietati i licenziamenti senza giusta causa di stallieri, domestici, gualani e braccianti.
In pratica il livello di elaborazione culturale dell’Abbazia di Santa Maria del Gualdo anticipò sia la legislazione sociale e di protezione per le donne ed i minori, sia le proposte in difesa dei lavoratori pubblicate da Marx a metà del 1800.
Se si pensa che a pochi chilometri da Foiano Valfortore ancora oggi ci sono ghetti di migranti sfruttati che raccolgono i pomodori a pochi euro al giorno senza alcun diritto sociale, si può comprendere meglio lo spessore culturale raggiunto dai frati di Santa Maria del Gualdo su impulso di San Giovanni Eremita.
Com’è stato detto dall’Arcivescovo di Campobasso – Bojano che ha ricordato che il Santo nato a Tufara è co-patrono della Diocesi, e dagli interventi che si sono susseguiti delle Autorità Civili e Religiose, è meritorio che un gruppo di cittadini tufaroli abbia voluto promuovere a distanza di 848 anni la realizzazione di un Monumento a perenne memoria, ma bisogna partire da qui per far scoprire questa figura straordinaria a tutti perchè il suo messaggio di amore, pace e accoglienza, è universale, travalica il tempo ed oggi è più attuale che mai.