Non sarà la Procura della Repubblica e tanto meno la Sezione Giurisdizionale della Corte dei Conti del Molise a risolvere i problemi contabili, gestionali, finanziari e di bilancio delle Province di Campobasso e di Isernia.
Bene hanno fatto i Presidenti delle due Amministrazioni Provinciali a seguire le indicazioni dell’Unione delle Province Italiane trasmettendo le proprie autodenunce agli Organi Giudiziari, ma il loro gesto sollecita una risposta politica, una mobilitazione istituzionale e un impegno parlamentare che chiama in causa il Governo, i Partiti, le Regioni, i Sindacati ed i Comuni.
Derubricare la questione ad una provocazione del momento fine a sé stessa è profondamente sbagliato, è in gioco la credibilità di un Ente che ha un ruolo che la Costituzione sancisce in termini di pari dignità con lo Stato, le Regioni ed i Comuni.
Bocciato il riordino costituzionale bisogna rimettere mano alla legge n. 56 del 2014 meglio conosciuta come legge Delrio, e consentire alle Province di esercitare le proprie funzioni amministrative sovracomunali in materia di viabilità, ambiente, lavoro, istruzione e di altre materie delegate secondo il principio della sussidiarietà.
Nel mentre che il Parlamento predispone una norma generale di riorganizzazione delle Province, è indispensabile che il Governo Gentiloni accolga l’appello dell’Unione delle Province Italiane e trasferisca con urgenza i fondi che servono per approvare i Bilanci, retribuire il Personale e garantire il funzionamento degli Enti.
In questo senso ci si può adoperare approvando atti di indirizzo in Consiglio Regionale da trasmettere sia al Parlamento che al Governo, ed agendo ciascuno per la propria parte politica per sensibilizzare il Governo ed il Parlamento ad agire con somma urgenza a tutela della dignità di chi amministra le Province, di chi ci lavora, e dei cittadini che hanno bisogno di strade provinciali percorribili, centri per l’impiego aperti, scuole superiori funzionanti e governo del territorio efficace.
Aver approvato la legge n. 56 nel 2014 dando per scontato la soppressione delle Province si è rivelato un errore, sia sul piano politico stante la bocciatura del Referendum Costituzionale e sia sul piano amministrativo stante la paralisi dei Centri per l’Impiego, il dissesto delle strade, gli interventi sulle scuole superiori e le difficoltà negli altri settori di competenza.
Il Molise in aggiunta ai problemi di tutti gli altri territori in questo percorso ha perso un patrimonio di immane valore come le sedi più prestigiose del capoluogo regionale. Si pensi al Palazzo della Prefettura, alla Caserma “Testa” dei Carabinieri, alla Biblioteca Albino, al Museo Sannitico e agli archivi storici, ai testi scientifici, alle raccolte letterarie e al patrimonio artistico transitato ipso facto al Ministero dei Beni Culturali o alle società del Ministero del Tesoro.
In pratica lo Stato in questo passaggio si è appropriato elegantemente di una serie di beni del Molise, dopodichè tarda ad intervenire per sanare una situazione emergenziale e lascia al proprio destino i Presidenti ed i Consiglieri delle Province che esercitano gratuitamente le proprie funzioni e che rischiano di incorrere in una serie di reati per fatti non addebitabili a loro responsabilità. Trovo sconcertante che al cospetto di fatti politici di simili proporzioni il Consiglio Regionale resti imperturbabile, assente, silente e lontano.
C’è un ruolo istituzionale che il Consiglio Regionale ha il dovere di svolgere, uscendo dall’angolo in cui si è auto-relegato, pagando i debiti contratti nel 2012 con l’Associazione dei Molisani del Friuli, acquistando la carta per far funzionare il Corecom ed i propri Uffici, non impiegando 4 mesi per sostituire una stampante e dimostrando di saper vigilare sull’operato della Giunta con atti ispettivi, atti di pianificazione, adozioni di leggi e approvazioni di programmazioni settoriali di stringente necessità.
Oggi si pongono una serie di urgenze in Molise, e tra queste le difficoltà delle Province non possono essere disconosciute, spetta al Consiglio Regionale saper recuperare un ruolo autorevole, efficace e concreto, nell’interesse dei cittadini e delle nostre comunità.
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