Di Claudia Mistichelli
Ha ancora senso parlare di Festa del lavoro?
Secondo i dati dell’Istat, aggiornati a dicembre 2016, la disoccupazione in Italia si è stabilizza al 12%. Sembra quasi una buona notizia, se non fosse per il fatto che il dato si riferisce a più di 3.000.000 (tre milioni) di italiani disoccupati e il mondo del lavoro è al collasso.
In Molise la situazione è praticamente identica, le poche aziende molisane chiuse da anni, offrono solo la cassa integrazione come sostegno agli ex lavoratori. Molte persone, compresi tanti giovani, lasciano il Molise, addirittura l’Italia, ultima speranza per un futuro migliore. Intanto si vedono proliferare Associazioni di ogni genere che, oltre a sostituirsi al servizio pubblico, con i loro piccoli rimborsi, arginare il vuoto assoluto di posti di lavoro.
Cooperative umanitarie che garantiranno lo stesso futuro incerto a tanti migranti. Anche il reddito di inclusione avrà il compito di non far morire di fame il popolo italiano, ovviamente appena i fondi europei saranno disponibili: por, fesr, fse, fon, sie e chi più ne ha più ne metta. Intanto, i politici italiani, indaffarati nelle strategie per le votazioni in America, Francia Italia, non hanno tempo per pensare a tutti i problemi, soprattutto quelli legati al mondo del lavoro.
Eppure, se consideriamo i lauti stipendi (senza contare ogni tipo di rimborso, premio, bonus e molto altro ancora), soprattutto per chi in politica ci “campa” da decenni, ci rendiamo conto che molti hanno intascato milioni di euro (miliardi di lire) senza contribuire minimamente all’economia dell’Italia.
Invece dovrebbe essere sancito dalla Costituzione italiana: “qualsiasi politico o dirigente che lavora per il Governo e per tutte le istituzioni, ha l’obbligo, oltre che il dovere morale, di reinvestire ciò che ha ricevuto dal proprio Paese, grazie ai sacrifici del popolo che rappresenta.”
Per uccidere un uomo, non serve togliergli la vita, basta togliergli il lavoro. (Pino Aprile)