Vivere nel Molise? Devi fare i conti con la dilatazione dello spazio tempo. Qui i sessanta minuti di un’ora si possono raddoppiare e tutto viene vissuto con “nonchalance”.
di Pietro Tonti
Il Molise è un quadro di Dalì con gli orologi molli, si plasmano alle cose, inutilizzabili per il flemmatico corso del sistema, a cui l’intera popolazione è allineata.
Qui un attimo è quel tempo indefinito che va dal momento in cui si pensa di realizzare un qualcosa, fino all’eternità. Una terra bellissima, illuminata da un senso di pace, ma effimera, ferma, dove tutto viene vissuto al rallenty.
Qualora qualcuno decidesse di aumentare il ritmo, verrebbe ricondotto nella macchina del tempo che lo blocca, lo riconduce a miti pensieri: chi te lo fa fare domani è giorno.
Mentre il mondo esterno viaggia a ritmi esagerati e l’attimo corre talmente veloce che già sta modificando ogni cosa sotto il nostro sguardo, ecco che il Molise in controtendenza “vive slow”. Non importa che un treno da Isernia per Campobasso porta 55 minuti di ritardo, è la normalità, cosa vuoi che siano 55 minuti rispetto all’eternità?
Se poi il treno non arriva, bloccato nei boschi con locomotive rette con il fil di ferro, nessun problema, tanto prima o poi qualcuno si ricorda di mandare un bus sostitutivo a raccogliere nelle foreste i passeggeri con i bagagli che intanto hanno avuto il tempo di fare una escursione, tra alberi, natura incontaminata; tra l’incontro fortuito con qualche gruppo di ungulati e lupi prima di giungere su una strada. Tutto normale, fiacco, come l’attesa alle poste, dal medico di famiglia, ore beate di attesa, di silenzi, dove la filosofia Zen si esalta nel pensare, riflettere e meditare.
Che bella la vita “slow” molisana, per molti potrebbe rappresentare un’aspirazione, che invece, sfugge dalle mani se vivi nel tempo reale della metropoli, dove ogni passo, ogni secondo è cadenzato da appuntamenti mai procrastinabili; quel fuggi, fuggi che altera il bioritmo dell’esistenza e induce a patologie da stress. Che sia una vera e propria filosofia esistenziale quella molisana supportata da circa 300.00 seguaci, lo dimostra il quotidiano.
Potrebbe essere questa regione ad aver ispirato inconsapevolmente la Giornata Mondiale della Lentezza che esiste davvero, e viene promossa attraverso un’associazione non molisana che si occupa di divulgare il verbo del “vivere piano”.
Il Molise da Guinnes dei primati della lentezza in tutto l’umano agire. Nel commercio, raramente si osserva un pienone nei negozi e mano a mano tutti stanno chiudendo i battenti. Come gli artigiani, pochi rimasti, consegnano i loro lavori dopo mesi: ed è normale. Qui vi è il dolce far niente, che sfocia nella certificata disoccupazione giovanile e dei veterani cinquantenni. L’assistenzialismo governativo attraverso la Cassa integrazione e la lentissima mobilità, offrono il giusto, rigoroso ristoro a chi prima lavorava nelle filiere, dismesse, inutilmente produttive; quelle che hanno rischiato per anni di proiettare i molisani verso l’oblio della vita moderna, accelerata. Fortunatamente non è rimasto più nulla, le produzioni intensive dell’industria si sono dissolte in quei nuclei di pace, con stabili enormi, silenti, ritornati alla quiete, con il ritrovato benessere interiore delle ex maestranze.
Le aziende impegnate con i lavori pubblici godono nell’attendere i pagamenti dilatati o “dilaniati” nel tempo, tutti consapevoli che il saldo delle fatture è un’operazione lenta, può durare anni prima che qualcuno trovi i fondi per il saldo, in linea con i ritmi slow dei molisani.
Guai a premere sull’acceleratore, così anche i bandi pubblici prima di essere approvati, di passare in graduatoria e liquidati hanno tempi di incubazione normalmente lentissimi. Se un progetto viene presentato oggi tra due anni forse avrai una risposta, ed anche il denaro messo a disposizione dall’Europa per il Molise torna indietro non utilizzato, troppa fatica per riempire carte, approntare business plan e poi bisogna impegnarsi, stressarsi nel portare avanti un’attività che quasi sicuramente toglierà tempo prezioso al dolce far niente.
No, il molisano non ci sta a cambiare le proprie abitudini, vive bene, anzi benissimo con poco o niente. La dimostrazione della vita lenta, serena, la si nota nella grande predilezione al gioco d’azzardo, la regione dove in percentuale si vendono più gratta e vinci e la frequentazione delle sale slot è superiore a tutte le altre regioni italiane.
Se poi ci soffermiamo sui bambini, già da loro si individua qual è il grado di serenità della popolazione. La maggior parte dei pargoli molisani sono pasciutelli, cicciottelli, fuori dal Molise li considerano obesi, ma è una cattiveria. Qui i bambini sono belli da vedere, mangiano piano, non fanno sport e, se lo fanno senza stress; se consumano ecco che le mamme sono pronte a rifocillarli. Dicono che il numero dei bambini obesi in Molise è superiore a tutte le altre regioni, non potrebbe essere altrimenti, guai a turbare la naturale pigrizia dei bambini, crescerebbero male.
Quei molisani malati di frenesia, giovani e meno giovani, sono tutti fuggiti nelle metropoli, all’estero e continuano a farlo, considerati poco, malati di successo, di protagonismo, di voglia di far soldi. Nessuno resta di queste povere anime perse nella tecnologia, nella velocità, mentre vengono totalmente e giustamente ignorati dalle istituzioni.
Quelle istituzioni che del Molise dall’indipendenza fino ad oggi, giustamente non si sono preoccupate di programmare uno sviluppo futuribile per questa regione, a cosa sarebbe servito?
Mentre sto scrivendo, non so da quanto tempo lo sto facendo, quando pubblicherò questo articolo, o se avrete la voglia di leggerlo; se lo farete e quando lo farete, non andate di fretta. Se avrete voglia di commentare, scrivete piano, siate leggeri e mi scuso di aver turbato il vostro lungo momento di relax.