“Il 25 novembre è la giornata nazionale per l’eliminazione delle violenze sulle donne, ma dopo l’ennesimo femminicidio, 83 in quest’ultimo anno, non possiamo accontentarci di una manifestazione ma serve fare insieme una riflessione su cosa si fa dopo le celebrazioni”. Così Maria Varone del Coordinamento regionale PO della Uil Molise.

 

“Oltre al buon senso comune serve di più, ognuno deve farsi carico della responsabilità di creare percorsi per cambiare le cose e questo non passa per la distinzione tra uomini e donne, o peggio per la ricerca di responsabili, ma passa per il rafforzamento di una comunità che è forte se cammina insieme.

Le violenze nel mondo sono tante e diverse, nessuno sceglie dove nascere e in quale stato di diritto e per questo il primo punto è il riconoscimento dei diritti della persona.

 

Di fronte alle discriminazioni, alle ingiustizie, non esiste la neutralità perché o le accetti o le combatti e ognuno ha la responsabilità di assumere una posizione chiara rispetto ad ogni forma di ingiustizia. La UIL lo fa da tempo contro violenze, ingiustizie e le discriminazioni attraverso i suoi servizi e le sue categorie.

 

Resta il dato che è innanzitutto il sistema che non funziona, dal disagio di giovani e donne alle frustrazioni, al loro riscatto economico, alla violenza verbale e non nei luoghi di lavoro o sui social: rispetto a questo serve un cambio culturale e pene più severe.

La mancanza di lavoro, la sua perdita o rinuncia ad esso, la precarietà involontaria delle donne, il part time involontario a cui spesso sono costrette, rappresentano ulteriori forme di violenza economica che colpiscono le donne, ne limitano la libertà, le espongono al ricatto dentro e fuori gli ambienti di lavoro.

 

Per contrastare questi fenomeni il nostro primo impegno è nei luoghi di lavoro e nei luoghi della contrattazione.  Chiederemo, sicuramente insieme a Cgil e Cisl, anche alla Regione Molise un Patto per il lavoro che favorisca l’occupazione femminile e la sostenga. Un patto per migliorare la qualità della vita e dei servizi di welfare nei nostri territori, oltre che alle aziende per prevenire fenomeni di violenza e ogni forma di discriminazioni. Perché solo relazioni forti possono cambiare le cose!”, conclude Varone.