di Tonino Atella

Un tempo accoglievano ogni mattina centinaia e centinaia di bambini e fanciulli venafrani dai 4 ai 13 anni, riempiendosi di tantissima vitalità. Poi però un brutto giorno vennero chiuse perché ritenute strutturalmente insicure, i piccoli allontanati unitamente a dirigenti, docenti e personale ausiliario ed amministrativo e là dove c’erano stati vita, sorrisi, cultura, attività di ogni tipo, didattica ect. di colpo calarono l’abbandono ed il silenzio più assoluti.

Da quei tristissimi giorni, seppure arrivati in epoche diverse, prima l’ex Materna di Via Acquedotto -tra l’altro con denominazione di primissimo piano nel panorama didattico e culturale italiano, ossia Montessori- e quindi l’ex Media “Pilla” di via Maiella sono piombate purtroppo nel più desolante e mortificante degli abbandoni , causa l’accertata necessità di evacuare entrambe le strutture ritenendole insicure e pericolose. Da allora, e sono trascorsi tant’anni (!), le cose così sono rimaste : materna “Montessori” di via Acquedotto regno incontrastato di vegetazione a josa, di decadenza strutturale e di animali selvatici di ogni tipo, mentre la media di Via Maiella oltre al progressivo decadimento strutturale è stata anche assaltata dagli immancabili vandali urbani, divertitisi a rompere di tutto e di più, in primis infissi e vetrate di palestra, aule e corridoi. Inciviltà bella e buona che purtroppo ha avuto facile ragione di un edificio che per decenni è stato il vessillo della cultura giovanile venafrana, ma che oggi è del tutto in ginocchio mentre la vegetazione l’ha letteralmente assalita, prendendo decisamente il sopravvento.

Due complessi cioè un tempo sinonimo di cultura e crescita sociale, ma che oggi “dicono” tutt’altro. Da tale premessa, scaturisce ovvia la necessità d’intervenire per sanare entrambe le strutture, riaprirle, rimetterle in circuito e riprendere ad accogliere ogni mattina le future generazioni di venafrani. Particolarmente penalizzante risulta tra l’altro la persistente chiusura dell’ex materna di via Acquedotto, non a caso edificata a ridosso del centro storico giusto a sud di Castello Pandone proprio per dare vitalità ed interessi agli antichi quartieri portandovi gioia, sorrisi e bambini. Ed allora ecco spontanea la sollecitazione al Comune di Venafro, di sicuro già mossosi all’occorrenza, per ottenere i necessari finanziamenti pubblici per intervenire sui due complessi scolastici dell’obbligo, rilanciandone finalmente funzionalità, accoglienza e vitalità.

Del resto stiamo scrivendo di due edifici lontani dal traffico interregionale, dai rumori e dallo smog, ricchi di tantissimi spazi interni ed esterni e di prezioso verde naturale, e  come tali da assolvere nel più degno dei modi alla finalità per la quale erano stati costruiti, ossia la migliore crescita psico-fisica delle nuove generazioni.

Considerazioni assolutamente prioritarie e sufficienti a che ci si adoperi al massimo per riaprire le due strutture didattiche pubbliche e tornare ad accogliervi bambini e fanciulli perché crescano bene e nel sapere.