di Pietro Tonti

Quale giornalista dipendente di TVImolise, alle accuse e alle invettive sui social, giunte per la vaccinazione a giornalisti e tecnici, voglio precisare e fare chiarezza.

Le dosi dei vaccini ordinate dal Neuromed – gruppo di riferimento dell’emittente televisiva – in tempi non sospetti di carenza di dosi, erano in prenotazione  da circa 80 giorni; dovevano essere somministrate ad inizio febbraio.

La penuria di dosi che si è registrata nel mese scorso, ha fatto slittare la vaccinazione, dando la possibilità a chi era più a rischio, di avere la priorità nella inoculazione del vaccino. In questa seconda distribuzione è toccata al Neuromed, ai dipendenti del gruppo più a rischio contagio, tra cui i dipendenti di TVImolise.

Ci tengo a precisare che su 5 giornalisti, 4 hanno continui rapporti con le cliniche del Neuromed, quindi soggetti a rischio contagio, escluso il sottoscritto che non frequentando per lavoro le strutture ospedaliere, non si è vaccinato.

Dei tecnici, a turno e a rotazione, sono costretti a frequentare gli ambienti ospedalieri Neuromed  per i reportage e gli approfondimenti, in quanto TVImolise segue direttamente eventi e ricerca medica del Gruppo e della Fondazione Neuromed. La nostra direttrice di testata è anche responsabile della comunicazione Neuromed, costretta quotidianamente a permanere per molte ore in ambiente a rischio.

Visto che tutti i giornalisti del Molise, attraverso l’ODG e il suo Presidente Prof. Vincenzo Cimino, chiedono di esser vaccinati, in quanto soggetti a rischio, lo sono ancora di più quelli che operano direttamente negli ospedali e nelle strutture accreditate come i dipendenti di Tvimolise..

Gridare allo scandalo, è quindi fuorviante e strumentale. Non può essere scaricata sui nostri  giornalisti o sul Neuromed la carenza di vaccini che dipende da fattori esterni governativi. L’ex super commissario Arcuri, avrebbe dovuto immaginare, in tempi non sospetti, il quale  ha autorizzato la vaccinazione ai dipendenti delle cliniche e agli amministrativi, che poteva verificarsi – oggi – una carenza di vaccini a livello nazionale.