di Pietro Tonti
L’Italia bloccata da Roma a Milano, corse cancellate, migliaia di persone ferme per ore interminabili nelle stazioni e un danno da oltre 40 milioni di euro in una giornata.
Quella del 2 ottobre ha segnato la disfatta dell’uomo sulla iper tecnologia che non si concilia con il lento umano agire e basta un niente per gettare in crisi le più avanzate tecnologie, atte alla gestione e al controllo della rete ferroviaria nazionale.
E’ bastato un chiodo – il più costoso della storia – piantato per sbaglio su un cavo per gettare un’intera rete ferroviaria nel baratro.
Potremmo parlare di errore umano, di ditta non attenta, di operatore sciagurato, tutti palliativi alla vera problematica che attanaglia i tempi moderni. I sistemi complessi sono vulnerabili e basta davvero un chiodo per mandarli in tilt.
Ha fatto danni quel chiodo, paragonabili ad un vero attacco terroristico alla nazione.
Fortunatamente non si sono registrate vittime: ci mancherebbe! A parte le scellerate visioni di alcuni politici analfabeti di tecnologie che strumentalmente avrebbero voluto scaricare le colpe sul Governo italiano e su un presunto irresponsabile Ministro Salvini che dovrebbe, secondo i detrattori, sorvegliare anche chi pianta un chiodo per sbaglio su un cavo, cosa palesemente assurda e demenziale, ma quando non ci sono altri argomenti, passano anche le idiozie.
Ritornando alla vera preoccupazione che pone riflessioni nel rispetto di tutti noi abituali fruitori delle moderne tecnologie e dei sistemi sempre più sofisticati di trasporto.
Treni che in Italia raggiungono velocità di 300 km all’ora, se riescono a partire, se non bloccati da eventi imponderabili e apparentemente non prevedibili.
Dai sistemi complessi, bisognerebbe fare un passo indietro e convincersi che senza una valutazione estrema di rischi, calamità e una prevenzione che risulta sempre meglio di una cura, anche un semplice chiodo nell’era moderna ha il potere di generare disastri.