I tumori del colon retto hanno un impatto molto rilevante dal punto di vista epidemiologico, clinico e sociale. Le terapia, medica e chirurgica, ha fatto progressi permettendo di ottenere risultati che fino a non molto tempo fa sembravano irraggiungibili. Questi alcuni dei temi affrontati nel corso del convegno “Prevenzione, diagnosi e cura dei tumori del colon-retto”, che si è svolto giovedì 17 novembre alle ore 18.30 presso la Cattedrale di Bojano. Il Parroco, don Rocco Di Filippo, ha ricordato l’importanza di avere cura del nostro corpo, che è un dono di Dio.
“Questi incontri sono un appuntamento ormai periodico che promuoviamo con piacere perché aiutano concretamente la popolazione ad avere maggiore attenzione alla propria salute. Ringrazio la Cattolica di Campobasso da sempre vicina ai bisogni della gente e presente sul territorio” ha concluso il Parroco. La comunità bojanese ha manifestato grande interesse per l’iniziativa: le numerose persone intervenute, hanno seguito il convegno con molta attenzione, interagendo con i relatori fino alla fine dei lavori in tarda serata.
Hanno relazionato sull’argomento il dottor Fabio ROTONDI, Direttore dell’U.O.C. di Chirurgia Generale ed Oncologia e la professoressa Giuseppina SALLUSTIO, Direttore del Dipartimento Servizi. Il tipo di intervento per il cancro del colon retto dipende dalla localizzazione del tumore, dalle sue dimensioni e dalla sua distanza dall’ano. Per ridurre la massa tumorale, e quindi il rischio di colostomia permanente, può essere opportuno sottoporre il paziente ad un trattamento radio-chemioterapico pre-operatorio.
E’ possibile utilizzare la chirurgia mini-invasiva laparoscopica, meno aggressiva e più precisa per eseguire un intervento radicale. Questa tecnica nella regione del retto rende l’intervento più semplice, grazie ad una visione in tre dimensioni ad alta definizione e ai movimenti articolati degli strumenti, fornendo al paziente tutti i vantaggi della mininvasività: meno dolore, ricovero più breve, meno perdite ematiche durante l’intervento, insomma complessivamente meno complicanze.
In presenza di un cancro colon rettale la procedura più utilizzata prevede la rimozione completa del retto e del tessuto adiposo che lo circonda, in cui sono localizzati i linfonodi anche dopo un eventuale trattamento radio-chemioterapico.
Tra le diverse tecniche radiodiagnostiche utilizzate per la diagnosti e cura di questa patologia, particolare attenzione merita, oltre alla colonscopia tradizionale, la colonscopia virtuale che si avvale delle immagini acquisite mediante TAC di ultima generazione che vengono poi elaborate dal computer allo scopo di fornire un’analisi dettagliata dell’intera superficie interna del colon, senza dover introdurre un colonscopio. L’esame può essere particolarmente vantaggioso per le persone anziane e per coloro che per qualsiasi motivo sono impossibilitate a sottoporsi alla colonscopia.
La colonscopia virtuale, se eseguita da radiologi esperti, ha una elevata sensibilità nell’individuazione dei polipi e dei tumori, nel caso di individuazione di un tumore del colon, consente una stadiazione immediata della malattia mediante l’analisi di tutte le strutture esterne all’intestino (linfonodi, fegato). Infine, è la tecnica più efficace nel completamento d’indagine nei casi in cui lo studio del colon, con gli strumenti diagnostici tradizionali sia impedita da un restringimento (stenosi) non valicabile.
Alla Fondazione “Giovanni Paolo II” operano medici esperti nella diagnosi e nel trattamento del cancro colorettale, oltre che con competenze specifiche su forme ereditarie di questa malattia, Come tutti i programmi oncologici, anche quello del “cancro colorettale” è tipicamente multidisciplinare e si basa sull’integrazione clinico-professionale di gastroenterologi, chirurgi e oncologi medici, sulla qualità dei servizi diagnostici di Anatomia Patologica e Radiologia, nonché sulla disponibilità di, radiologi interventisti e radioterapisti.
La finalità complessiva di questo approccio è fornire ai pazienti le migliori opportunità di prevenzione, diagnosi e cura. I medici della Cattolica sono ben consapevoli dell’ansia che può generare il timore di avere un cancro e, ancor più, delle difficoltà di convivere con una diagnosi accertata di tumore; per questo ai pazienti viene garantita una comunicazione rigorosa e trasparente, la condivisione dei percorsi diagnostico-terapeutici, e, se necessario, un supporto psicoterapeutico.