“Una destrutturazione della sanità pubblica a vantaggio di quella privata come quella operata dalla giunta Frattura non esiste in nessun’altra Regione. Una sperequazione di risorse, tra le altre cose, ancora più drasticamente inconcepibile se si pensa che le strutture private sono tutte collocate nel centro e alto Molise mentre sulla costa, di fatto, resta funzionante come ospedale il solo San Timoteo.

Basta leggere l’ultimo decreto sulla sanità per rendersi conto che ancora una volta, nonostante i proclami di un presunto risanamento, quello che il governo regionale ha stabilito rende quel diritto alla salute, costituzionalmente garantito, difficile da attuare, a meno che la gente non ricorra alle strutture private, o, ed è questa l’ipotesi che a noi più dispiace, debba essere costretta ad emigrare altrove pur di potersi curare.

Dicevo del basso Molise. Qui, infatti, si registrano le sperequazioni maggiori in quanto se dei complessivi 996 posti letto operativi 616 sono stati destinati al pubblico e 380 ai privati, non serve un genio per capire che a fronte di una popolazione pari quasi ad un terzo di quella regionale, i bassomolisani potranno contare su 177 posti letto tra Ordinari e Day Hospital mentre nel Medio Molise, Città Capoluogo e interland, sono stati assegnati 473 posti letto tra ordinari e D.H. e sull’isernino un totale di 346 posti sempre tra ordinari e D.H.

Se da un lato, con tale riorganizzazione il governo regionale prevede una riduzione dei costi della sanità, sono dell’avviso che tale riduzione, al momento è soltanto ipotetica, in quanto aver decimato i posti letto pubblici comporterà per i molisani, ed in particolare per coloro che vivono in basso Molise, il doversi rivolgere altrove per trovare risposte alle loro legittime richieste di assistenza sanitaria.

Senza peraltro dimenticare anche che tale riduzione comporterà anche minori posti di lavoro ergo l’impossibilità per tanti operatori molisani di poter magari contare sul fatto di tornare in Molise a lavorare”.