di Pietro Tonti

L’approccio del Presidente Donato Toma alla crisi del centro – destra molisano non è da garante super partes, non potrebbe esserlo, ma neanche può indossare il copricapo mitrale e brandire nelle mani la pastorale papale per dispensare l’angelus della politica, dopo l’esito delle elezioni provinciali ad Isernia. Invece lo fa all’Ansa, con un pensiero biblico, quasi fosse una enciclica all’indirizzo dei vertici del centro destra.

<<L’unità e l’umiltà portano alla vittoria. Le divisioni e le prevaricazioni portano alla sconfitta. Il centrodestra molisano in questo ultimo anno e mezzo ha provato entrambe le strade. L’intera classe dirigente tragga le sagge conclusioni. E metta sempre al primo posto la tutela dei diritti dei molisani e della dignità del Molise. Che contano più di ogni altra cosa>>.

Belle affermazioni, pregne di sentimento, di valori essenziali, di distensione, ma troppo clericale, visto i toni aspri degli ultimi giorni e la reale tensione nel centro destra, che è la sua maggioranza in giunta e non il Campobasso calcio; In questa diaspora è lui stesso parte integrante e quindi non  può essere lui il garante dell’unità, anzi dovrebbe essere il giudice e comprendere, sentire, prendere i colpevoli di tale sfacelo e punirli, questo è il ruoto che in questo momento compete al presidente Toma forzista.

Non può quindi nascondersi dietro un pensiero ben congeniato che non offre risposte, mentre nella sua giunta ci sono assessori che si fanno la guerra senza quartiere e per quartiere intendiamo il Molise intero e, nella fattispecie la provincia di Isernia, campo di battaglia per diminuire la leadership consolidata di Vincenzo Niro in primis.

In questo lungo anno e mezzo di campagne elettorali, prima con le regionali, poi comunali a Campobasso e ora appena chiuse le provinciali pentre, il leit motiv è stato: Limitare l’azione di Niro e la sua egemonia, troppo fastidioso avere un “baranellese” a controllare la provincia di Isernia.

Per questo motivo la coordinatrice di F.I. Tartaglione e l’Assessore della giunta Toma Roberto Di Baggio forzisti come il presidente, scavalcando tutti gli accordi pre elettorali e seguendo invece Michele Iorio, grande burattinaio della politica isernina, non forzista tra l’altro, hanno contribuito alla  elezione di Ricci alla presidenza di Via Berta.

Infischiandosene di tutti nel machiavellico: “il fine giustifica i mezzi”il duo Tartaglione/Di Baggio hanno gettato benzina sul fuoco.

Ora con una giunta al collasso, non solo per la guerra dichiarata Niro- Di Baggio, ma per i malcontenti che riguardano molti esponenti del centro destra consiglieri regionali non in giunta. Se  poi, sommando la crisi del governo nazionale, dove La Lega è uscita di scena e un Mazzuto dimissionario poi rientrato, non è digerito da molti, che si attendono un riequilibrio o addirittura c’è chi agita lo spettro del voto anticipato se Mazzuto non eletto dai cittadini e posto in giunta direttamente dalla volontà di Salvini non fa un passo indietro. Poi c’è lui l’onnipresente, onnisciente, immarcescibile  Michele Iorio che preme sul suo ruolo di spicco in giunta, arginato fino ad oggi, o meglio poco considerato che attende e contribuisce a minare le basi del centro – destra, come è accaduto alle provinciali e si prodica per tacciare di incapacità e incompetenza l’attuale esecutivo regionale.

In una profonda frattura dei legami e dei rapporti per poter proseguire con tranquillità quell’azione amministrativa che oggi è minata da troppe divisioni intestine, fino a quando Toma vorrà ancora tergiversare senza prendere reali, giusti e naturali provvedimenti, attraverso delle posizioni decise, un rimpasto di Giunta – che si spera possa arrivare presto – e soprattutto offrire quella continuità per invertire la tendenza di un centro destra allo sbando, se non è in grado di farlo lui chi dovrà farlo?