di Pietro Tonti
La discussione si è protratta dalla mattinata di ieri fino alle 18.45 del pomeriggio in aula consiliare, poi il voto. con 8 consiglieri favorevoli 12 contrari e un astenuto il consigliere Michele Iorio non passa la mozione di sfiducia al governatore Toma targata m5S e Dem.
La giornata nel parlamentino molisano si è rivelata di sfogo globale di tutti i consiglieri e assessori regionali. Posto che non vi erano i numeri per sfiduciare il governatore e la sua maggioranza, Toma era blindato, ma la discussione si è protratta a lungo e si sono trovati gli spunti per scaricare la bile accumulata da tanti mesi di silenzi e di intolleranze. Membri delle opposizioni e della maggioranza hanno approfittato di una calda giornata di luglio per sviscerare tutto il loro livore recondito.
I primi contro l’amministrazione Toma come di consueto e, i membri della maggioranza per rispondere passo su passo a chi, come il capogruppo dei grillini in Consiglio Andrea Greco continua ad attaccare il governo regionale a spron battuto. Si registrano gli interventi del presidente del Consiglio Salvatore Micone che riporta l’assise nel ruolo per cui è deputata ad esistere, quello della produzione di leggi e non luogo del discredito o aula di tribunale. L’Assessore Vincenzo Niro con un arringa fiume ripercorre il suo vissuto politico elettorale, rivolto ai pentastellati, ha detto: nel corso degli anni gli elettori hanno scritto il mio nome e cognome e sono sempre stato il primo eletto, non una x su un logo come in tanti si ritrovano in quest’aula vivendo di riflesso su chi fa politica vera. Insomma, un j’accuse nelle due direzioni tra maggioranza e opposizione che vede la già ampiamente annunciata calma piatta sul concreto. Una votazione che ha visto il riscontro dell’idea di rimpasto già condivisa dalla larga maggioranza dei gruppi consiliari.
Intanto, nel suo intervento in aula Toma prima del voto per circa tre quarti d’ora, ha parlato di atto temerario dei suoi detrattori in opposizione. Un attacco politico con l’obiettivo di innescare una crisi di governo al buio, rischiando di creare enormi difficoltà al Molise, mentre sarebbe stato il caso di fare fronte comune per fronteggiarla. Il paradosso secondo il Presidente è il seguente: mentre a livello nazionale il M5S e il PD giudicano inopportune nuove elezioni, le quali vengono etichettate come un atto scellerato e deleterio per il paese, a livello locale i rappresentanti di questi due partiti fanno l’esatto contrario. Toma ha concluso con un mea culpa.
Sicuramente ho fatto qualche errore negli ultimi anni ma ho corretto il tiro in base alle indicazioni della minoranza e a quelle ricevute dai rappresentanti della maggioranza, contrasti etichettati come forte dibattito interno e giusta dialettica a volte estremamente effervescente.