di Pietro Tonti
Cosa vuol dire stare tranquilli, non allarmare la popolazione per il sisma in corso dal 14 agosto nel basso Molise?
Ci siamo stupiti, abbiamo pubblicato le affermazioni del capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, il quale senza peli sulla lingua ha affermato che bisogna stare attenti, potrebbero verificarsi scosse di grande entità nell’area del nuovo cratere, per poi a distanza di 24 ore con affermazioni, mai riscontrate prima in un vertice della Protezione Civile, le quali normalmente tendono a sminuire e minimizzare i fenomeni sismici, tranquillizzando le popolazioni interessate dal terremoto, ha rettificato, affermando tra le righe:
<< I terremoti non si possono prevedere, la mia affermazione sulla possibilità che si verifichino altre scosse di forte intensità, sono dettate da calcoli statistici>>.
Con questa rettifica, parrebbe che l’opinione pubblica si sia accontentata, Borrelli ha sbagliato, ha peccato di leggerezza, è stato sconsiderato ad allarmare in maniera diretta la popolazione molisana, pur sapendo che i terremoti non sono prevedibili.
La scienza, i tecnici, la statistica, tutto è passato sotto tono, tanto se non sono prevedibili di cosa parliamo?
Intanto se non si riesce a comprendere quando e dove un terremoto di forte intensità potrà verificarsi, i geologi i sismologi che studiano da anni i fenomeni sismici, recensendo quotidianamente mappature dei territori, faglie, correlazioni con altri fenomeni sismici, con i rilievi di gas radon in prossimità dei crateri; studiando e confrontando epicentri con dati storico – statistici e verificando di volta in volta quali potrebbero essere i rischi di un sisma in determinate aree come quella di cui parliamo, sono apparse come mistificazioni della realtà.
La Statistica non conta quindi per la popolazione, ci vogliono dati certi inconfutabili, affinchè si desti l’allarme vero e, guai a turbare la tranquillità attraverso affermazioni ingiustificate non suffragate da dati certi.
Eppure non bisognerebbe dimenticare il terremoto distruttivo de L’Aquila del 6 aprile 2009 di magnitudo 6.3 dovrebbe farci riflettere, ma ancor più dovremmo non prendere con leggerezza i dati statistici degli studiosi di questi fenomeni, come fu sottovalutato pre evento sismico a L’Aquila.
In quella disastrosa occasione, tutto ciò che avrebbe destato allarme sociale, fu messo alla gogna mediatica, così l’allarme di un forte sisma previsto dal tanto criticato scienziato Gianpaolo Giuliani, che aveva già raccolto un avviso di garanzia per procurato allarme, dopo aver previsto un terremoto di grande intensità a Sulmona il 29 marzo del 2009 e poi si verificò solo una scossa di 3.8 di magnitudo, “ma si verificò”, non venne preso in considerazione, anzi passò per mentecatto.
Intanto la comunità scientifica internazionale è divisa tra chi sostiene lo studio del radon come un precursore attendibile per rilevare in anticipo i terremoti e chi si basa esclusivamente sui dati storici statistici per avere una pur minima consapevolezza che in una determinata area interessata da eventi sismici minori possano verificarsi attendibilmente degli eventi sismici significativi.
Carlo Gorgoni, ordinario di geochimica applicata all’Università di Modena e Reggio Emilia, sostiene di avere utilizzato il metodo del radon nella previsione di ben quattro terremoti fra gli anni ottanta e il 2000, in concomitanza con l’aumento in faglia del gas, e sostiene che con il radon è possibile «…riuscire ad evidenziare delle anomalie più o meno grandi che siano la spia del verificarsi di un terremoto più o meno grande».
Il monitoraggio è avvenuto nell’ambito delle Salse di Nirano (Gorgoni sostiene che l’ambiente molto particolare è stato un elemento chiave nei suoi esperimenti), con un sistema di apparecchiature finanziato dalla provincia. Gorgoni resta ad ogni modo scettico sulla previsione fatta di Giampaolo Giuliani riguardo al terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009, ma condivide parzialmente le sue teorie dicendo che “aveva visto giusto”.
Da qui, alla realtà quotidiana del sisma che sta interessando il Basso Molise, forse preso sottogamba dal Governo centrale, ma non dal massimo vertice della Protezione Civile. Non si tratta di sciame sismico, ma di scosse su un’area di un cratere nuovo e ampio. Anche ieri e questa mattina altre scosse rilevabili in tempo reale attraverso il monitoraggio dell’INGV, scosse di intensità di 2.0/2.1, ma che attestano un movimento continuo della faglia, che a prescindere dalle previsioni più o meno attendibili, da allarmi, più o meno giustificati o ingiustificati, in termini giuridici: il fatto sussiste. Il sisma è attivo in quell’area, potrebbe continuare per mesi, esplodere in scosse imponenti o semplicemente sopirsi senza dare problemi alle popolazioni residenti.
Non possiamo tuttavia affidare al fato la nostra esistenza, la prevenzione è sicuramente anche in questo caso meglio della cura, ma come difendersi in case vecchie senza il minimo di garanzie di antisismicità; come percorrere con tranquillità viadotti come quello del Liscione, mai collaudato? Come mandare i propri figli nelle scuole senza la minima garanzia che se, e quando si possa verificare un terremoto di grande intensità, ne possano uscire indenni?
La verità che continuiamo ad esorcizzare tali fenomeni. Negli anni la prevenzione e il lassismo hanno dettato le regole di una società votata alla precarietà costante.
Preferiamo utilizzare la religione cattolica, la fede per porre solo nella volontà di Dio le nostre vite, con la giustificazione: se deve accadere accadrà, se siamo destinati a perire sotto le macerie, periremo.
In questa consapevolezza deterministica il destino di ognuno è segnato, quindi inutile affannarsi per prevenire, per costruire strade e ponti a regola d’arte; inutile abbandonare i centri storici di carta pesta, il terremoto diventa punizione divina dai peccati, giusto, mutuabile da quella biblica torre di Babele, punizione necessaria per gli uomini che vivono nella dissolutezza della vita moderna, senza regole, senza fede, corrotti e corruttori. Questo meritiamo e questo abbiamo.