La grande incognita che agita il Molise del lavoro del futuro è quella dettata dalla promessa di una Gigafactory nella riconversione della Stellantis da fabbbrica di motori a combustione alla produzione di batterie per motori elettrici, si sta rivelando oggi solo un annuncio come i tanti politici a cui non seguono fatti sostanziali, anzi parrebbe che tutto sia messo in discussione.

L’ad di Stellantis, Carlos Tavares,  batte cassa con il governo,  in visita allo stabilimento molisano dove  i 2.400 dipendenti entrano ed escono dalla cassa integrazione, fa sapere che quell’investimento è ancora in bilico, forse a Marzo si prenderà una decisione che potrebbe anche escludere non solo Termoli, ma l’intera nazione dalla produzione, se mancheranno  gli aiuti pubblici per coprire i costi aggiuntivi della transizione all’elettrico.  “In Italia i costi di produzione sono più alti”, tra le righe fa intendere che potrebbe anche decidere di programmare la produzione in altri stati.

Gli ultimi aumenti energetici in Italia, sono una ulteriore limitazione alla grande industria, se non si affronta di petto questa problematica sarà una catastrofe. Airaudo, segretario generale Fiom Piemonte: “Sono avvisi all’Italia. Il governo e gli enti locali, in attesa dell’elezione del presidente della Repubblica, si occupino del futuro industriale dell’auto. Servono ammortizzatori utili a riconvertire competenze e impedire i licenziamenti” il passaggio a motori solo elettrici nel 2035,  “crea rischi sociali“. A meno che ovviamente l’aggravio di costo (50%) delle tecnologie elettriche non venga pagato dagli Stati “almeno fino al 2025”.

L’ avvertimento di Tavares al governo: “Un anno fa ho notato che in Italia il costo di produzione di un’auto era significativamente più alto, a volte il doppio, rispetto alle fabbriche di altri paesi europei, nonostante un costo del lavoro più basso. Ne riparleremo a fine 2022. Qualsiasi approccio brutale sarebbe stato inopportuno”. Infine l’annuncio a sorpresa che la partita per la fabbrica di batterie a Termoli, annunciata la scorsa estate come cosa fatta dal ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti, non è affatto chiusa. Nelle mani della politica e del Governo il futuro di centinaia di famiglie.