Superata la pandemia, quale futuro si prospetta per il commercio tradizionale in Molise?

 

di Christian Ciarlante

Amazon, come eBay o altri colossi che operano attraverso piattaforme di e-commerce, hanno il pregio di semplificarci la vita, ma di contro contribuiscono a generare un’allarmante desertificazione commerciale nei piccoli centri così come in alcune zone periferiche delle città. Con la pandemia le nostre abitudini sono cambiate e questo ha spinto tanti molisani, inevitabilmente, verso gli acquisti online.

Il commercio era in ginocchio ben prima del Covid ma ora, se non si tornerà a fare acquisti nei negozi tradizionali, molte attività si prospetta la chiusura. Il mondo del commercio al dettaglio è in continua e progressiva trasformazione; siamo di fronte ad un processo irreversibile. Ignorare il cambiamento comporta l’esclusione dal mercato: dentro o fuori, non esistono vie di mezzo. C’è ancora uno zoccolo duro che rifiuta di fare acquisti sul web, preferendo acquistare articoli nella propria città, ma anche questa categoria di ortodossi è destinata a scomparire. Spesso, il negozio sotto casa, non riesce a soddisfare le richieste del cliente che chiede un prodotto specifico, oppure ci si sente rispondere dal titolare: “te lo ordino e arriva la prossima settimana”. Inoltre, non sono molti quelli che assistono il cliente, magari proponendo delle alternative. Fortunatamente, ci sono ancora delle piccole eccellenze dove ancora si possono fare buoni acquisti.

Vanno certamente comprese le difficoltà dei piccoli negozi a fare magazzino, ma in questo modo diventa dura acquistare in loco. Diciamo la verità per l’ennesima volta: non è Amazon che ha rovinato i piccoli commercianti. Magari lo hanno fatto di più i grandi centri commerciali. Il negoziante di prossimità può e deve contrastare i competitor offrendo servizio a valore aggiunto, che passa obbligatoriamente sul valore umano. Guardare a nuove forme di vendita puo’ solo giovare all’attività, ma serve un cambio di mentalità per rimanere in pista. L’e-commerce ha salvato molte aziende e attività economiche durante il lockdown.

A oggi però, il loro approccio al digitale è ristretto al periodo di emergenza. La vera sfida, ora, sarà aprirsi in modo convinto e strategico al digitale. Il proliferare di bar e ristoranti non è sufficiente a compensare chiusure e perdita di posti di lavoro nei negozi tradizionali. La crisi del commercio penalizza profondamente le principali città molisane, non solo per le ricadute economiche e occupazionali ma soprattutto perché, una volta spente le luci delle vetrine, si spengono i luoghi che non vengono più rioccupati e riempiti da altre attività commerciali.

Diamo alcuni dati per chiarezza

Le piccole e medie imprese italiane che vendono i propri prodotti su Amazon sono oltre 14mila, le piccole e medie imprese italiane che vendono su Amazon hanno creato oltre 24mila posti di lavoro per supportare lo sviluppo della loro attività; le imprese italiane indipendenti che vendono su Amazon hanno raggiunto oltre 500 milioni di euro di export nel 2019; più del 50% delle Pmi italiane che vende su Amazon esporta i propri prodotti in Europa e nel resto del mondo; quasi il 50% di tutti i prodotti presenti nei centri di distribuzione italiani di Amazon sono destinati alle aziende terze che vendono su Amazon; oltre 2500 piccoli e medi imprenditori e artigiani locali presenti sulla vetrina Made in Italy, che propone oltre 1 milione di prodotti ed eccellenze regionali italiane; decine di migliaia di Pmi e liberi professionisti hanno sviluppato il proprio business vendendo su Amazon” (Report Amazon 2020).

Se non puoi sconfiggere il tuo nemico, fattelo amico! Lo diceva Giulio Cesare, uno che di strategie qualcosa ne capiva. Il futuro è questo, non illudiamoci di poter fermare il progresso, ma lasciamo anche la libertà di scegliere, finché è possibile.