Le aziende della ‘ndrangheta, ripulite ma… collassate: dalla confisca al fallimento tranne una gestita da un molisano!

Quando ho preso la decisione di venire in Calabria a gestire un hotel confiscato alla ’ndrangheta, mi chiedevano se fossi diventato matto.

La testimonianza dell’imprenditore isernino Fernando Carlucci: «Ci sono riuscito, ma non lo rifarei>>.

Carlucci è un ex carabiniere che dopo essere uscito dall’Arma ha iniziato a lavorare nella ristorazione e nella gestione alberghiera. «Ho alle spalle una lunga esperienza di lavoro in diverse parti d’Italia, collaborazione con le forze armate e con le forze dell’ordine. Mi piace definirmi un “imprenditore istituzionale” – dichiara – perché nello Stato io ci credo e con lo Stato ho anche lavorato. Appena arrivato a Roccella Jonica sono subito andato a presentarmi ai comandanti delle Compagnie dei Carabinieri e della Guardia di Finanza e al Commissariato di Polizia».

Un’inchiesta articolata del quotidiano on line La Gazzetta del Sud firmata da Francesco Altomonte, descrive in dettaglio la difficoltà dello Stato, dopo  l’aggressione patrimoniale alle ‘ndrine a mettere a reddito le attività economiche sequestrate e affidate alla gestione di persone non colluse. La maggioranza di esse chiude i battenti per fallimento, ma ci sono anche casi in cui la temerarietà e la capacità imprenditoriale vince su tutto.

Il quotidiano calabrese porta l’esempio dell’imprenditore isernino Fernando Carlucci esperto gestore di alberghi, il quale in sei anni ha condotto, gestendo non senza grandi criticità un albergo a 5 stelle portandolo al successo.

Il suo arrivo nella Locride risale alla fine del 2018: «Gli amministratori giudiziari – racconta Carlucci – hanno dovuto lottare per mantenere in vita la struttura, con molta fatica sono riusciti a portarla fino alla confisca. Mi hanno proposto di prenderla in gestione e nel contratto c’era una sola clausola: se l’hotel fosse stato ridato ai proprietari sarei dovuto uscire di scena».

Gli inizi alla guida del Parco dei Principi non sono stati facili. Avere sottoscritto una convenzione con le forze dell’ordine non ha aiutato, secondo quanto racconta Carlucci, il rilancio della struttura: «Sa cosa si diceva nella zona dopo avere rilevato l’albergo? Non andate al Parco dei Principi perché è un covo di sbirri. Quella convenzione con le forze dell’ordine evidentemente non andava giù a molti, ma io ho un rapporto leale con il territorio e lo Stato. Gestisco l’unica azienda che sulla costa ha il Durc e fa gare d’appalto con le istituzioni. Questo territorio chiede il cambiamento, ma mi pare il cambiamento non lo voglia. Io, comunque, vado avanti senza farmi intimorire, ma registro con amarezza che la politica locale non fa quanto dovrebbe fare, non amministra il territorio, basti vedere cosa stava succedendo con i lavori alla galleria della Limina».

La strada per ridare dignità alla struttura e rilanciarla da punto di vista economico-finanziario non è stata facile. «Rimetterla in piedi è stato complicato – spiega Carlucci – pochi mesi dopo averla rilevata è scoppiata la pandemia. Un disastro, ma adesso posso dire con grande orgoglio che l’azienda funziona e cammina sulle proprie gambe. In estate riusciamo a dare lavoro a circa 50 persone, in inverno purtroppo siamo in 8-9, perché ancora non c’è molto mercato».

Carlucci chiude parlando delle difficoltà dello Stato a mandare avanti le aziende confiscate: «La gestione deve essere data in mano a persone competenti, inutile girarci intorno. Resta il fatto che poi ti ritrovi come se fossi in un isolotto circondato da alligatori, perché amministrare un’azienda confiscata in Calabria non è lo stesso che farlo a Milano».

«Quando ho preso la decisione di venire in Calabria a gestire un hotel confiscato alla ’ndrangheta, mi chiedevano se fossi diventato matto. L’azienda adesso cammina sulle sue gambe, ma se potessi ritornare indietro probabilmente non lo rifarei». Fernando Carlucci è un imprenditore del Molise, alla fine del 2018 decide di accettare l’offerta degli amministratori giudiziari per la gestione dell’hotel Parco dei Principi di Roccella Jonica, grande struttura alberghiera confiscata alla cosca Aquino. Una sfida, forse assunta all’epoca con un pizzico di sana follia, che oggi un po’ rimpiange.

L’inchiesta del quotidiano on line La Gazzetta del Sud è visibile al link: https://catanzaro.gazzettadelsud.it/articoli/cronaca/2023/12/03/le-aziende-della-ndrangheta-ripulite-ma-collassate-dalla-confisca-al-fallimento-0f9fc6b3-cd3e-4559-88e9-4c9bf900496b/