Della Dott.ssa Francesca Capozza Criminologa, Psicoterapeuta
Bolzano. È il gennaio del 1985. Marcella Casagrande, una giovanissima di 15 anni, viene trovata uccisa sul pavimento di casa. Numerose e repentine coltellate hanno raggiunto anche la colonna vertebrale. Lei sarà la prima vittima. Dopo 4 mesi Annamaria Cipolletti, 40 anni, un’insegnante che esercita la sera anche la prostituzione, viene assassinata nell’appartamentino dove riceveva i clienti. Viene trovata uccisa con diciannove coltellate, una delle quali alla schiena, le altre al petto e al cuore. Ha cercato di difendersi con le mani e con i piedi. Priva di biancheria intima, ma nessuna traccia di violenza sessuale. Lei è la seconda vittima. Poi un vuoto di quasi sette anni. Altri tre delitti vengono compiuti tutti nel 1992 e le vittime sono tutte prostitute.
Il modus operandi è sempre lo stesso: numerose coltellate inferte con accanimento ed efferatezza. Il 7 gennaio la ventiquattrenne Renate Rauch viene ritrovata cadavere nel parcheggio di un’area di servizio di Bolzano. Sulla sua tomba furono trovati alcuni giorni più tardi dei fiori con attaccato un biglietto, su cui era scritto: “Mi spiace ma quello che ho fatto, doveva essere fatto e tu lo sapevi: ciao Renate! Firmato M. ” Il 21 marzo viene uccisa la diciannovenne Renate Troger.
Il suo corpo fu ritrovato in un piazzale, deturpato da sgozzamento e 14 coltellate. Il 6 agosto viene uccisa Marika Zorzi di vent’anni, un’altra prostituta di Laives, ritrovata dopo aver ricevuto 28 coltellate presso un tornante di una strada provinciale di zona. Un uomo viene fermato, casualmente, poco dopo quest’ultimo delitto, a bordo della sua auto. I sedili della vettura sono ancora macchiati di sangue. Il vetro di uno specchietto retrovisore è rimasto sul luogo del delitto.
Si chiama Marco Bergamo. Dopo poco, ammette di aver compiuto tre dei cinque delitti, negando, con decisione, di aver ucciso Renate Troger e Anna Maria Cipolletti.
Marco Bergamo nasce a Bolzano nel 1966 e trascorre un’infanzia difficile, risulta affetto da ritardo nell’apprendimento del linguaggio ed i disturbi alimentari che in seguito sviluppa contribuiscono ad alimentare la sua estraneità dal mondo. Rimane un ragazzo introverso e con pochi amici. All’origine della sua furia omicida, stabiliranno i periti, una personalità fortemente sadica in cui han giocato un ruolo preciso anche l’asportazione di un testicolo a causa di un tumore, ma soprattutto le prime esperienze sessuali negative con l’altro sesso.
Proprio il rifiuto o lo scherno delle vittime avrebbero trasformato Marco Bergamo in un assassino seriale. Bergamo è un uomo che odia le donne. “La donna mi ha fatto sempre paura – ammette lui – paura di non essere all’altezza”. E allora uccidere è diventata “l’estrema perversione sadica, la modalità più forte per possedere la donna”. Il lasso di tempo di 7 anni trova una sua spiegazione: i genitori erano assaliti da dubbi e sensi di colpa per cui avevano sottoposto il figlio ad un serrato controllo in casa.
La Corte, sulla base soprattutto delle modalità in cui i delitti sono stati compiuti, lo condanna all’ergastolo per tutti e cinque gli omicidi, anche per i due negati dal giovane. Sono omicidi sadici, stabiliranno i periti del tribunale, compiuti però da persona capace di intendere e volere.
Il processo lo condanna a quattro ergastoli per gli omicidi confessati. Quando la RAI annuncia la messa in onda della puntata del programma televisivo ‘Un giorno in pretura’,dedicata al caso Bergamo, il padre di Marco si impicca in soffitta sopraffatto dalla vergogna. Aveva 72 anni. Marco Bergamo è morto in carcere per un’infezione polmonare il 17 ottobre 2017, nel carcere di Bollate, dove scontava la sua pena. Non si è mai pentito.