Di Pietro Tonti
Dalle comunicazioni trionfalistiche sul futuro della Stellantis di Termoli da parte del Ceo Tavares, due miliardi di euro di investimenti, 2.000 assunzioni per la produzione di batterie per le auto elettriche, significherebbe lavoro e benessere nel Molise per i prossimi 25 anni.
Da questa informativa, senza supporto di un progetto reale ed esecutivo di reindustrializzazione, gli “Operai Autorganizzati“ non sono tranquilli e tali comunicazioni le definiscono spettacolari, mentre oggi 12 luglio l’azienda comunica ai sindacati il taglio degli operai in esubero.
“A voler pensare male, talvolta ci si azzecca” recita un vecchio adagio, in questo contesto non possiamo non pensare  all’altra grande multinazionale, la Unilever che ha azzerato le produzioni nel  Molise, conservando Casalpusterlengo in Italia, sotto l’egida di una reindustrializzazione mirabolante, 130 milioni di tonnellate di plastica da riutilizzare trasformandola proprio nello stabilimento di Pozzilli.
Tutto dovrebbe avvenire in 24 mesi, ma oggi siamo solo all’impegno verbale, con l’assenza di un progetto esecutivo che dovrebbe vedere la Seriplast e la Unilever avviare questa trasformazione per garantire continuità lavorativa ai circa 300 dipendenti e a un nuovo indotto.
Dall’esterno, dopo l’ottimismo delle maestranze e dei sindacati, con la politica sedata nella promessa di futuro, parrebbe che la strategia della Unilever sia stata mutuata anche dai francesi della Stellantis, annunci straordinari di sviluppo, ma sostanzialmente nulla di scritto, solo chiacchiere e distintivo; più speranze e promesse che altro, mentre la multinazionale effettua tagli al personale.
I due colossi parrebbero d’accordo su come trattare i molisani, bastano i miraggi per tranquillizzare la politica, sindacati e maestranze.
Scendendo con i piedi per terra, fortunatamente i pochi ragionano e attendono che i fatti dissipino queste ombre sulle due realtà industriali molisane che negli ultimi 40 anni hanno permesso la stabilizzazione di tante famiglie, stimolandole a restare nella propria terra natia.
Qualora le lusinghe di rilancio non si dovessero confermare, sarebbe una catastrofe, lo spopolamento per la perdita di lavoro sarebbe irreversibile e non avrebbe senso parlare più di regione Molise.
Da queste considerazioni, possiamo invitare la politica a tutti i livelli e i sindacati a non abbassare la guardia. In questo momento “chi vuol essere lieto sia, del domani non vi è certezza”. Non dimentichiamo che dall’esterno i molisani sono visti a bassa reattività sociale, ovvero, nessuno alza barricate, talvolta anche legittime. Ci si accontenta di poco, in questo caso assicurazioni senza contratto. Ci auguriamo di essere smentiti dai fatti.