Una questione datatissima di Venafro, senza che s’intravedano interventi risolutivi al problema. Il riferimento è per le numerose testimonianze di epoca antica, in prevalenza romana, che continuano a restare murate all’esterno di abitazioni private della città e quindi sotto gli occhi di tutti. Non si provvede però a rimuoverle -previo consenso dei proprietari delle costruzioni interessate, chiaramente- sistemandole ed esponendole, potrebbe essere una soluzione, nel locale Museo Nazionale di S. Chiara in via Garibaldi in modo da arricchirne l’offerta per studiosi, turisti e visitatori. Quali sono e dove si trovano siffatte testimonianze del passato disseminate nell’abitato urbano ? Sono tante ed un po’ dappertutto, per cui ne segnaliamo solo alcune : la statua, pare priva di testa, murata all’esterno di una casa di piazza 15 marzo 1944 a due passi dalla Chiesa di Sant’Antuono, l’iscrizione su pietra situata all’imbocco di Corso Campano, appena dopo piazza Vittorio Emanuele II, e tant’altre lapidi e testimonianze antiche su pietra, tra cui la notoria incisione della notizia sulla peste che flagellò Venafro nel 1.300, decimando di un terzo l’allora popolazione, nonché un gioco dei secoli andati ancora oggi praticato dai fanciulli del terzo millennio. Perché e come è stata possibile la loro strana ed inusuale collocazione ? Al riguardo mancano spiegazioni ufficiali, per cui si può solo supporre che nei decenni e nei secoli trascorsi, non essendoci a Venafro un museo dove collocare i segni della storia cittadina nonché precise norme nazionali a tutela del patrimonio storico/artistico, ci si comportasse “alla buona”, cioè senza stare tanto a preoccuparsi se statue, lapidi, iscrizioni ect. finissero utilizzate come comuni pietre per costruire ! Se tanto è, staremmo alla spiegazione del fatto che la città è ricca oggi di tante preziose testimonianze del passato non già raccolte ed esposte in apposito luogo deputato -il Museo Nazionale di S. Chiara, o altro sito ad hoc- bensì lasciate murate, a mò di comuni pietre, all’esterno di abitazioni private, o su pareti esterne agli angoli delle strade. Ed allora la conclusione all’intero discorso : premesso che si sta parlando di beni storico/artistici di tutti e per legge appartenenti alla collettività e non già al singolo, si metta mano finalmente alla loro rimozione per esporre siffatte preziose e storiche testimonianze nel Museo Nazionale di S. Chiara in Via Garibaldi a Venafro, o in altro sito ad hoc della città. Si valorizzerà ulteriormente il già ricco patrimonio culturale cittadino, contribuendo altresì alla migliore tenuta di siffatte testimonianze, alla loro divulgazione al grande pubblico ed apportando sicuri benefici, in termini di affluenza di visitatori, studiosi e turisti, al predetto sito Museale di Via Garibaldi. Ma soprattutto si darebbe risalto ed importanza alla storia pregressa venafrana raccontata ed incisa su pietra.

Tonino Atella