La statale 17 Isernia–Campobasso, un tempo considerata la spina dorsale del Molise, oggi somiglia più a una strada comunale di periferia che a un’arteria statale di collegamento tra due capoluoghi di provincia.
Eppure è l’unica via realmente percorribile per spostarsi da una città all’altra all’interno della regione.
Lungo i suoi 55 chilometri, chi viaggia incontra di tutto: autovelox fissi in entrambe le direzioni a Bojano, interruzioni per lavori “in corso” che sembrano ormai perenni, e cinque nuove rotonde costruite negli ultimi due anni che, più che fluidificare, rallentano ulteriormente il traffico, portando la velocità media a 50 km orari.
Un tragitto che, in teoria, dovrebbe richiedere 40 minuti, in pratica ne impiega quasi 90, tra deviazioni, cantieri e soste forzate.
Un Molise che parla di sviluppo ma viaggia al rallentatore
Da anni cittadini, amministratori e politici invocano collegamenti più rapidi e sicuri, parlano di infrastrutture e sviluppo, ma la realtà smentisce ogni proclama.
Oggi il Molise appare come una regione ferma a un passato che credevamo superato, dove spostarsi significa un test di resistenza più che un viaggio.
La Statale 17 è diventata il simbolo di un paradosso: si parla di attrarre turismo, investimenti, università, ma non si riesce a garantire un collegamento decoroso tra i due principali centri urbani.
Un’infrastruttura obsoleta, piena di tratti dissestati, barriere mancanti, asfalti discontinui e segnaletica spesso approssimativa.
Quando l’asino era più veloce del treno
Con una punta d’ironia, molti molisani dicono che si viaggiava meglio ai tempi del ciuccio.
Un’amara metafora, certo, ma non lontana dalla realtà: le ferrovie regionali sono ferme o limitate, i treni soppressi o sostituiti da autobus, e la rete stradale non offre alternative valide.
Chi oggi si sposta tra Isernia e Campobasso lo fa con rassegnazione, consapevole che anche un piccolo incidente o un cantiere può bloccare l’unica arteria per ore.
La contraddizione permanente
La retorica dello “sviluppo” resta un mantra ripetuto nelle campagne elettorali, ma sul territorio si continua a viaggiare come a inizio Novecento.
Mentre altrove si parla di Alta Velocità e mobilità sostenibile, il Molise resta una regione isolata, prigioniera di promesse e asfalti mai completati.
Forse, più che un piano infrastrutturale, servirebbe un piano di realtà: riconoscere che senza strade e ferrovie efficienti,
nessun “rilancio del Molise” potrà mai partire davvero.







