di Pietro Tonti

Alto Molise – Quando la sanità non è in grado di garantire la giusta, appropriata emergenza/urgenza.

Staffoli – Venerdì 7 settembre, un’auto sbanda e finisce fuori strada, l’autista una nota professionista di Isernia, esce dall’auto con numerose ferite, dolorante tenta di chiamare il 118 con il cellulare, ma non c’è campo. Si sposta a fatica, cercando una zona in cui il cellulare prenda un minimo di linea, ci riesce dopo un buon quarto d’ora. Avverte il 118 e inizia un’attesa lunghissima, i mezzi di soccorso a disposizione in provincia di Isernia sono tutti impegnati, si avvisa il punto di intervento di Trivento e dopo ben 55 minuti giunge sul luogo del sinistro l’ambulanza con i soccorsi. La malcapitata, non potendo usufruire del vicino ospedale Caracciolo di Agnone viene condotta al Veneziale di Isernia, con un’altra buona mezz’ora di viaggio da Staffoli.

Un’avventura finita bene per la signora, che fortunatamente non era in pericolo di vita, solo lievi ferite e tanta paura ma, che lascia perplessi con giustificate motivazioni.

Qualora  la donna avesse subito un trauma forte e grave, un’emorragia interna, in questo lasso di tempo “biblico” per un intervento di soccorso, sicuramente sarebbe deceduta.

Possibile che una regione così piccola ancora non abbia diffuso su tutto il territorio segnali telefonici adeguati? Senza servizio cellulare, senza wi-fi, senza un soccorso veloce che possa soddisfare le esigenze elementari dei LEA in sanità, si mette a repentaglio l’incolumità delle persone. La signora è stata semplicemente fortunata, in una regione in cui il servizio sanitario è affidato oramai al gratta e vinci e alla dea bendata.

Con ospedali che fino a qualche anno fa erano fiori all’occhiello della nostra comunità, come il Caracciolo di Agnone ridotto ai minimi termini con un Pronto Soccorso depotenziato, mancano medici, mancano ambulanze per il 118, manca una sanità che funzioni e sia al servizio del cittadino e ne garantisca cure adeguate in caso di bisogno, come nei sinistri, non è più garantita celerità di interventi e di quel minimo di cui normalmente si ha bisogno per salvare vite umane.

Una realtà la nostra, piccola, ma estremamente frastagliata con una orografia complessa, a cui basterebbe un po’ di buon senso, calarsi nella realtà locale per avere quello che è un diritto di tutti alla salute, primo bene in assoluto, minato da tagli scellerati, inappropriati, da Piani Sanitari da Africa equatoriale.

La solerzia che registriamo da anni è solo nelle assunzioni milionarie di dirigenti, di sub commissari che parrebbe abitino in turris eburnee, lontane dalla realtà, si alternano alla guida dell’Asrem regionale senza avere la consapevolezza di quello che progressivamente ci ha condotto verso la deficienza di un servizio indispensabile e salvavita come il pronto intervento e non solo, per le popolazioni dell’alto Molise e del Molise centrale, lontane dai grandi ospedali.

Si registrano morti per negligenza, come il caso del 47enne larinese che ha interessato un’ispezione ministeriale. Colto da aneurisma cerebrale il 17 luglio scorso, trasportato al San Timoteo di Termoli dal 118, ben 24 km. di distanza, dove gli operatori del 118 ignoravano  che l’unica Tac non era utilizzabile in quanto in manutenzione programmata, dopo una corsa  a San Giovanni Rotondo, sempre con ambulanza e non con un elisoccorso, una distanza di ben 121 km. lo sventurato è deceduto. In questi casi una mezz’ora fa la differenza, il tempo di intervento deve essere immediato, ma qui si inceppa la macchina del soccorso, che ignorava cosa stesse accadendo a Termoli senza Tac, i sanitari non sono stati in grado di fare una diagnosi che accertasse la gravità del caso per chiamare l’elisoccorso? Oppure cosa?

Con Frattura si parlava di elisoccorso, ma il Molise non dispone di un elicottero, si prende in prestito dall’Abruzzo, dalla Puglia o dalla Campania deve giungere da queste regioni limitrofe con tempi lunghi di attesa in caso di bisogno, sempre che non siano impegnati in altri interventi. Si parlava di aumentare il numero di ambulanze del 118, ma ancora ad oggi nulla è stato fatto per sopperire a carenze deficitarie come quella descrittavi di un venerdì nerissimo per una signora Isernina.

Non possiamo affidare nel terzo millennio la vita alla sorte, al fato senza programmare una buona e giusta sanità.

Siamo ancora all’anno zero e l’idea di non sentirsi tranquilli per la sanità in questa regione è sicuramente motivata da fatti concreti.

Anche il tavolo tecnico ministeriale è a conoscenza dei deficit e dell’inadeguatezza particolare nel settore dell’emergenza/urgenza nel Molise, sottoscritta nelle riunioni semestrali. Messa nero su bianco, intimando già al commissario ad acta Frattura nel 2017, l’adeguamento in questo segmento, da allora cosa è cambiato con il nuovo governo, con l’amministrazione Toma?

Purtroppo nulla anzi, l’indecisione del governo di affidare o meno la gestione sanitaria al nuovo presidente o ad un esterno, sta diventando il tema principale della discussione in sanità, lontano dalle vere necessità dei molisani, avere efficienza e sicurezza che in caso di bisogno le cure siano garantite a prescindere da chi sia il regista, di chi abbia o meno il potere decisionale.

Mutuiamo una massima di Coelho: “Aspettare è doloroso. Dimenticare è doloroso. Ma non sapere quale decisione prendere è la peggiore delle sofferenze.”

Quando usciremo da questo stato di estrema precarietà?