La radio venezuelana già ieri mattina aveva diffuso la notizia sul doppio omicidio di due molisani in Venezuela, ma ho sollecitato un ulteriore riscontro ai volontari impegnati nel Comitato Molise Pro-Venezuela con la speranza di ricevere una smentita o un ridimensionamento dell’accaduto.
Purtroppo la tragica vicenda è stata confermata dal Presidente dell’Associazione Molisana di MARACAY dello Stato Aragua, l’amica Domenica Miozzi originaria di Toro. I fatti si sono verificati nella città di GUACARA nel confinante Stato del Carabobo. Un nonno ed un nipote, Damiano e Gabriel Antonio Petruccelli, di 77 anni e 14 anni, di Sant’Elia a Pianisi, hanno tentato di opporsi ad una rapina nel proprio negozio e sono stati sgozzati e buttati in strada.
Un assassinio efferato come ne accadono tanti in Venezuela e sempre con maggior frequenza, con un crescente clima di insicurezza, violenza e sofferenza. Qualche mese fa la giornalista originaria di Riccia Adriana Ciccaglione appena rientrata in Italia dalla città di Barquisimeto ci informò di un suo giovane collega figlio di italiani ammazzato, ma per via dei ritardi nelle procedure di rilascio del passaporto su quella vicenda il nostro Ministero degli Esteri non è potuto intervenire a chiedere spiegazioni alle Autorità Venezuelane.
La crisi sempre più grave costringe le persone a vivere di espedienti, di non disporre di medicinali e generi di prima necessità, e di tentare vanamente di riprendersi la cittadinanza italiana con file interminabili e tempi lunghissimi presso i nostri Consolati. Ufficialmente nell’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero risultano iscritti 140 mila persone in Venezuela ma in realtà gli oriundi superano il milione e di questi oltre 100 mila sono abruzzesi e molisani. Chi ne ha avuto la possibilità è già rientrato in Molise appoggiandosi a parenti o conoscenti, ma una vicenda di queste proporzioni non può essere gestita solo da reti amicali o dal mondo del volontariato.
Recentemente insieme a volontari dell’Abruzzo il Comitato Molise Pro-Venezuela sta promuovendo una colletta per far rientrare una famiglia di Toro che vive a Caracas con marito, mogli e due bimbe di 3 e 5 anni. Un Pastore Evangelico de L’Aquila ha trovato l’alloggio e se tutto andrà bene entro qualche mese si dovrebbe assicurare uno sbocco positivo a questa famiglia, ma ciò che serve è l’attenzione delle Istituzioni, dei Comuni, delle Regioni e dello Stato per andare incontro con misure specifiche a queste necessità. In vari paesi del Molise e a Campobasso chi è tornato non ha passaporto italiano, non ha lavoro, non ha casa, ha un titolo di studio non riconosciuto, una patente non valida e non sa a chi rivolgersi per essere aiutato.
L’emigrazione è un dramma e non una festa. Chi scappa dal Venezuela lo fa per mettere in salvo sè stesso e la propria famiglia. Piangere o inviare corone di fiori, telegrammi o messaggi di cordoglio serve a poco. Occorre rompere il muro dell’indifferenza, dell’apatia e del disinteresse, ponendo l’Emergenza Venezuela come una questione su cui le Istituzioni, ciascuna per le proprie responsabilità, hanno il dovere di intervenire ufficialmente.
Michele Petraroia