“La Regione Molise non rispetta la legge che disciplina la raccolta, la coltivazione e la commercializzazione dei tartufi molisani. Il risultato è che, al momento, non si conosce l’ammontare della dotazione finanziaria che riguarda gli interventi nel settore e non si conoscono le attività finanziate con tali risorse sin dalla data di approvazione della legge regionale che risale al 2005: non se ne conoscono né gli importi né i destinatari. Intanto la stessa Regione ancora deve programmare il finanziamento delle attività previste dalla legge vigente e riferite all’anno 2019, e ancora non istituisce il marchio di identità dei tartufi raccolti nel territorio regionale, come invece previsto nella stessa legge.
L’architrave normativa che riguarda il settore è formata da due leggi: la numero 24 del 2005 e la numero 4 del 2008, secondo le quali tanto può fare l’ente regionale per dare spessore al settore tartuficolo in termini economici. In base alla legge 24/2005, infatti, per finanziare le politiche del settore tartuficolo, la Giunta regionale può disporre spese per studi, ricerche, sperimentazioni, dimostrazioni, divulgazioni ed assistenza tecnica nel settore e per la coltivazione nei vivai regionali di piante idonee alla tartuficoltura; può concedere contributi per attuare programmi di tutela e valorizzazione dei tartufi, contributi alle associazioni o unioni di associazioni di cercatori di tartufi e contributi a Province, Comuni, Comunità montane ed enti per organizzare fiere, mostre, manifestazioni e convegni riguardanti il tartufo e la tartuficoltura. Una norma importante ma non rispettata in varie parti.
L’articolo 11 della legge n. 24/2005, ad esempio, prevede che “la Giunta regionale, entro 90 giorni dall’entrata in vigore della norma, istituisce un marchio di identità dei tartufi raccolti nel territorio regionale”, uno strumento utile a rendere più competitivo il prodotto molisano sul mercato nazionale e internazionale, ma ancora assente. Non solo.
L’articolo 20 della legge 2005, invece, prevede che le entrate derivanti dai tesserini di idoneità e dalle sanzioni amministrative confluiscono in un capitolo di bilancio apposito e sono destinate a studi, ricerche, sperimentazioni, dimostrazioni, divulgazioni ed assistenza tecnica nel settore, alla coltivazione di piante idonee alla tartuficoltura e alla concessione di contributi per specifici programmi di tutela e valorizzazione dei tartufi in Molise. Ebbene, al momento, non è possibile quantificare queste risorse né capire se e come vengono utilizzate.
Da segnalare, infine, il fatto che nel 2009 è stato istituito il ‘Centro di Ricerca e Sperimentazione per la produzione di piantine tartufigene’ presso il vivaio forestale ‘Selva del Campo’ a Campochiaro, ma delle cui attività non si conosce alcun dettaglio.
Alla luce di queste carenze, il MoVimento 5 Stelle ha presentato una mozione che impegna il governatore Donato Toma e l’assessore regionale delegato all’Agricoltura, Nicola Cavaliere, a compiere tre passi fondamentali: individuare e finanziare, in tempi brevi, eventuali progetti pubblici e/o privati che intendano utilizzare le risorse disponibili sull’apposito capitolo di bilancio o, in loro assenza, sollecitarne nelle forme più opportune la presentazione; istituire un marchio di identità dei tartufi raccolti nel territorio regionale; riferire in Consiglio regionale circa lo stato di attuazione del progetto ‘Centro di ricerca e sperimentazione per la produzione di piantine tartufigene’, relazionando per iscritto su costi e ricavi e sul raggiungimento degli obiettivi prefissati a medio e lungo termine”.