Riceviamo e pubblichiamo,
“Capisco che proteste corpose, partecipate, sentite, convinte, riuscite come quella che ieri 31 luglio abbiamo portato davanti al consiglio regionale a Campobasso non sono proprio facili da vedere ma cappelli, bandiere e difensori dell’ultima ora a noi non servono, o meglio, serve tutto e niente. Non disdegnamo niente e nessuno ma far passare attraverso una comunicazione amica posizioni che, oltre a non corrispondere al vero, rasentano il ridicolo, ci disturba! Il resoconto della protesta per il territorio e per la difesa del reparto di senologia dell’Ospedale Civile “F. Veneziale” di Isernia, se a voi non dispiace, lo facciamo noi! Intanto, vedere tante donne, mamme e pazienti radunarsi in un parcheggio sotto un sole cocente e con rabbia ma anche serenità, togliersi il proprio indumento per indossare la maglietta bianca della lotta, credetemi, è stato uno spettacolo per il cuore! Tante ne ho fatte di lotte ma mai, battaglie degli anni ’70 a parte, avevo visto tale entusiasmo, quello che, piaccia o meno, sanno esprimere solo le donne! Certo, non scendono in piazza tutti i giorni ma quando lo fanno non ce n’è per nessuno! E quando accade è per cose serie, serissime! Tante di loro, forse tutte, hanno alle spalle o ancora in atto situazioni di interventi al seno, storie tristi che solo loro, quando vogliono, sanno affrontare anche con ironia, aspetto da non trascurare, atteggiamento scanzonato ma non allegro, umori derivati da percorsi e paure, a volte messi da parte per far largo all’ottimismo.
E se tante conoscono il problema, tantissime altre lo sottovalutano, girano le spalle come per scongiurare un terribile, allarmante e frequente fantasma; voltarsi per non affrontare, abbassare la testa per non guardare in faccia alla probabilissima triste realtà, rimandare a quando malauguratamente dovesse sorgere il problema. Un tumore al seno! Allora la corsa si fa frenetica, il terrore ti blocca, la testa non risponde, il mondo ti cade addosso! Perché?! Perché aspettare di doverti sorbire viaggi della speranza con il rischio anche di arrivare tardi? Perché non lottare subito per un diritto sacrosanto? Perché lasciare sole coloro che il problema già lo vivono? Siamo fatti così, chiediamo aiuto e facciamo accuse quando spesso è troppo tardi, abbandoniamo al loro destino quelli che chiedono aiuto e ci disperiamo quando, nelle medesime condizioni, nessuno interviene! Questo egoismo non ci appartiene e se in quel parcheggio nel balletto delle magliette “levi e metti” c’erano tante sfortunate, parimenti, ancor più pregnante, si è notata la presenza di diverse persone “senza il problema”, amici, conoscenti e sconosciuti, accorsi a sostenere la lotta! E che lotta! Elio in testa! Ma quale lotta? Quella che vuole riconosciuto un percorso di eccellenza, quello che da anni vede impegnati operatori e medici con elevate capacità, professionalità e, quello che non guasta mai, amore per il paziente. Un reparto, quello di senologia del Veneziale, invidiato e purtroppo frequentato da persone anche delle regioni limitrofe. Un punto di riferimento all’altezza del compito e delle aspettative, insomma un reparto da non toccare!
La cronaca della giornata, si diceva, iniziata nel parcheggio, aveva come premessa un nostro comunicato, nel quale, si preannunciava la protesta e che la medesima non si sarebbe arrestata se non fossimo stati ascoltati prima dei lavori del consiglio e senza ricevere risposte convincenti. In torpedone alla volta di Campobasso, con decisione e fermezza ci siamo diretti lì dove le premesse ci portavano, davanti a quel palazzo del quale potremmo parlare per giorni senza trovare grandi momenti di esaltazione. Ma a noi interessa la lotta per un diritto, altro al momento è secondario. E lotta e presidio ci sono stati fino a quando, così come da nostre richieste, prima dei lavori (!) del consiglio, non siamo stati ricevuti dal presidente Toma. Incontro veloce ma teso al pratico, il tempo di capire che a giorni verrà nominato il nuovo commissario per la sanità e che allora e solo allora, la regione e il suo presidente potranno dare delle risposte, anzi meglio, lo stesso Toma nel giro di una settimana, dieci giorni, all’arrivo del neo commissario, riunirà un tavolo tecnico al quale parteciperà a pieno titolo, una delegazione del Comitato.
Era quello che cercavamo, è quello che abbiamo ottenuto, fino ad allora nessuno si sognerà di eliminare o ridimensionare reparti! Quello che poi è accaduto in aula, non ci interessa più di tanto. Tra vecchie storie di cattiva gestione, nuove posizioni e posizionamenti, giochi tra maggioranza e opposizione, necessità di visibilità, insomma, chi più ne ha, più ne metta, la maretta che ne è scaturita non giova a nessuno, solo a protagonismo, a noi interessano i fatti e non le bassezze, né tantomeno le pantomime. Siamo distanti da tutte le posizioni partitiche ma le guardiamo tutte con benevolenza se sapranno, senza secondi fini, guardare negli occhi queste donne vestite di bianco e dire loro: tutto risolto! Infine vorremmo dire che nemmeno ci appassiona il tema dell’impossibilità di affrontare il tema senza che ci sia un nuovo commissario, se questi debba essere coincidente con la figura del governatore o con una terza figura tecnica, noi sappiamo che, vita o morte a parte (di competenza del Padreterno per chi ci crede), ogni sconcezza acclarata e perpetrata dalla politica, dalla medesima deve essere sgombrata. Se leggi nazionali imposte dagli scorsi governi costringono ad operare in un modo subdolo e dannoso per i cittadini, ebbene, altri governi hanno la possibilità e il dovere morale e civile (specialmente nella consapevolezza di aver accusato i precedenti mandati di incapacità e di attacchi alla costituzione!) di invertire IMMEDIATAMENTE la rotta, avendone i numeri e gli uomini al potere per farlo! A noi interessa poco, nelle more di un’azione politica aldilà da venire e se verrà, da uomini e donne di lotta diciamo a lettere cubitali: “BASTA SCIPPI AL TERRITORIO, SENOLOGIA NON SI TOCCA”! E vogliamo tranquillizzare tutti, anche chi va dicendo che le parole del governatore sono leggere e solo di facciata. Abbiamo abbandonato responsabilmente l’aula per non essere strumentalizzati e non prima di aver ricevuto personalmente la parola d’onore da parte del presidente di mantenerla su quanto promesso nella mattinata. Noi abbiamo il diritto dovere di credere fino a prova contraria, la sua parola vale quanto la nostra, se sarà, come siamo certi, mantenuta, ne saremo felici, altrimenti il governatore conosce i nostri numeri, la nostra determinazione, la nostra onestà intellettuale, la capacità di lotta, elementi che non arretrano e non si arrestano proprio perché non “targati”, liberi, liberi di continuare una vera battaglia di civiltà e di diritti. Questa la nostra posizione, non siete tenuti a riportarla o forse sì, poco importa, se lo farete avrete contribuito come da vostra etica e mandato a rendere la comunicazione libera da condizionamenti, altrimenti, in caso di censure, abbiate almeno la delicatezza di tacere, la lotta parlerà per noi!
Emilio Izzo