«A volte il Molise sembra la regione dell’assurdo, del paradosso. Ci lamentiamo che scarseggiano i servizi, soprattutto in ambito sanitario e poi ci vediamo costretti a dover difendere una delle eccellenze della sanità pubblica, capace di generare mobilità attiva», queste le dichiarazioni del consigliere regionale Filomena Calenda in merito al ridimensionamento del Servizio di Senologia presso l’ospedale di Isernia. Il presidente della IV Commissione continua a chiedere garanzie per il presidio sanitario pentro.
«L’Asrem ascoltando le richieste degli utenti e di parte della classe politica regionale, me compresa, ha consentito alle pazienti già in lista di attesa di poter essere operate al “F. Veneziale – ha spiegato Calenda –. Terminati gli interventi chirurgici programmati, però, come è ben noto, il Servizio di Senologia erogato dal presidio ospedaliero di Isernia diventerà parte integrante della Unità Operativa di Chirurgia Senologica e Breast Unit del Cardarelli di Campobasso. In termini pratici, dunque, al Veneziale non saranno più effettuati interventi chirurgici complessi alla mammella.
A nulla è servita una mozione a mia firma, con cui si impegnava il presidente Toma ad attivarsi per evitare qualsivoglia taglio o ridimensionamento di tutti i servizi sanitari esistenti, in attesa dell’approvazione del nuovo Piano Operativo Sanitario. Nemmeno le proteste e il sit-in, a cui ho preso parte, sono serviti a muovere le coscienze e comprendere che, probabilmente, si sta imboccando una strada sbagliata.
Desidero, innanzitutto, fare chiarezza sull’argomento. Più volte, anche all’interno del Consiglio Regionale è stato sottolineato che, di fatto, il servizio di Senologia a Isernia non sia mai esistito. In effetti il servizio, sino ad ora, non era mai stato inquadrato all’interno di un reparto di Senologia, ma questo non vuol dire che lo stesso non sia stato erogato. Sono anni, infatti, che si effettuano interventi chirurgici alla mammella all’interno dell’Unità Operativa di Ostetricia-Ginecologia del Veneziale di Isernia, così come sta accadendo per le operazioni già programmate e che, a partire dalla scorsa settimana, sono in fase di smaltimento.
Vorrei sgomberare il campo da ogni dubbio. Condivido pienamente la linea dettata dal Piano Operativo Straordinario 2016/2018 che prevede l’apertura e il riconoscimento formale di una breast unit unica presso il Cardarelli di Campobasso, in cui sono confluiti i servizi di Senologia di Isernia e Termoli. Ce lo impone il Ministero, ce lo impongono le linee del decreto Balduzzi. Quello che non condivido, però, è questa rimodulazione al ribasso dell’offerta sanitaria sul territorio di Isernia, trasformando il servizio di Senologia in una sorta di ambulatorio, dove non sarà più possibile effettuare interventi chirurgici complessi alla mammella.
Una scelta che appare contraria a ogni logica, non solo da un punto di vista dell’offerta sanitaria, ma anche riguardo a motivazioni di politica aziendale. Perché si è scelto di consentire gli interventi chirurgici solo a Campobasso, che ne effettua poco più di dieci all’anno e, invece, si è deciso di sospendere il servizio a Isernia, dove vengono effettuati circa 120 operazioni complesse alla mammella ogni anno, con un trend in continua crescita? Tale scelta potrebbe avere delle conseguenze negative anche riguardo alla sopravvivenza dell’intera Unità Operativa regionale, in considerazione del numero minino di interventi da effettuare nel rispetto delle linee guida ministeriali. Per intenderci, se non si dovesse raggiungere i 150 interventi annui rischia di scomparire l’intero reparto di Senologia, compreso quello di Campobasso. Una decisione, a mio parere illogica: si decide di unire le forze per contare di più e raggiungere il livello minimo richiesto, ma poi si sceglie di fare a meno del motore, del punto di forza che permetterebbe di garantire la sopravvivenza del servizio. E’ come se nello scalare una montagna, quando già si è a metà, si decidesse di tornare indietro e ripartire dal basso, dal campo base.
Vorrei ricordare a tutti che Senologia di Isernia in questi anni è diventato un servizio sanitario di alta qualità, capace di generare mobilità attiva e di affermarsi come un punto di riferimento extraregionale per tutte le persone affette dalle patologie trattate.
Il presidente Toma le scorse settimane ha fatto riferimento a un interessante reportage fatto dal Corriere della Sera, in particolare di Milena Gabanelli. Quel reportage l’ho letto anche io – ha continuto Calenda – e tra gli ospedali da evitare non c’è di certo quello di Isernia, dove il rischio di re-intervento è molto basso. Riguardo ai paventati motivi di sicurezza che avrebbero spinto i vertici Asrem ad optare per il Cardarelli, ovviamente non posso entrare nel merito della vicenda, non avendo competenze mediche, ma credo che una domanda possa essere lecita. Si può parlare di bassi livelli di sicurezza riguardo al Servizio di Senologia del “Veneziale” e al contempo autorizzare gli interventi già programmati?
Rimane, dunque, ferma l’intenzione di fare di tutto per evitare il ridimensionamento del servizio di Senologia di Isernia. La sospensione degli interventi chirurgici alla mammella presso il Veneziale – ha concluso Calenda – potrebbe rappresentare una vera e propria mannaia per il presidio isernino. A catena, infatti, dopo senologia potrebbero scomparire altri importanti servizi sanitari, decretando la definitiva fine di un intero territorio».