Nel mentre il Commissario ad acta adotta il 20 settembre 2017 il Decreto n. 49 con cui rilascia l’accreditamento di n. 40 posti letto per l’espletamento della riabilitazione extra-ospedaliera, ex-art.26 legge 833/1978 per pazienti non autosufficienti richiedenti trattamenti intensivi, estensivi ed estensivi di mantenimento, in favore di una struttura convenzionata non pubblica, il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin nell’affrontare ieri con la stampa la materia del superamento dei commissariamenti sanitari a danno delle regioni, si sofferma sull’uscita dell’Abruzzo e sul positivo percorso intrapreso da Lazio e Puglia, ma non menziona il Molise suscitando giustificate perplessità circa i tempi e le modalità di fuoriuscita del nostro sistema dal controllo del Governo, del Parlamento e del Tavolo Tecnico Interministeriale.

Com’è noto il 15 settembre scorso sono entrati definitivamente in vigore i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza che hanno aggiunto ulteriori 110 patologie tra quelle meritevoli di accesso gratuito e cura da parte dei pazienti. Ciò che amareggia è che nelle regioni sottoposte a commissariamento ed in particolare in Molise, non solo non sono fruibili i nuovi LEA a causa della disastrata condizione in cui versa la sanità pubblica regionale, ma sono a rischio anche le prestazioni fondamentali erogate dal servizio ospedaliero pubblico come confermano le note del Tribunale dei Diritti del Malato, la mobilitazione di queste settimane della CGIL, le iniziative di diversi Comitati ed Amministrazioni Locali a tutela della sanità pubblica, i contenziosi amministrativi in essere e le molteplici azioni istituzionali intraprese sia in Parlamento che in Consiglio Regionale.

Il Governo ponendo la fiducia a giugno sulla manovra di conversione del Decreto Legge sul contenimento della spesa ha trasformato in legge nazionale il Piano Operativo Sanitario del Molise esautorando sia i parlamentari che avevano presentato emendamenti e sia la Regione Molise su una materia delicatissima che assorbe annualmente 720 milioni di euro e tocca uno dei diritti di cittadinanza più rilevanti. Per quanto altro tempo sarà precluso alle istituzioni molisane, ai sindacati regionali, alle associazioni degli utenti e agli ordini professionali di poter trattare alla luce del sole le scelte da assumere sulla riorganizzazione del sistema sanitario?

La questione non è derubricabile a fatto tecnico da consegnare in mano a professionisti che decidono in luoghi ristretti ricorrendo a procedure commissariali non sottoposte ai normali canoni del confronto amministrativo, sociale e politico. Chi decide cosa, e a nome di chi, in quale sede e per raggiungere quale obiettivo ?