Di Pietro Tonti

Sulla sanità si è da sempre giocato sul tavolo della politica una partita di posizioni. Nell’era Iorio era molto più facile assumere decisioni contrarie nei confronti dei dettami ministeriali, i quali miravano già da allora a tagli e riduzioni.

Non senza motivazioni, per gestire l’ordinario e garantire la salute ai cittadini molisani, si è giunti ad un debito sanitario di oltre 500 milioni di euro. Sia l’ex Presidente Iorio che il successore Frattura, hanno contratto mutui trentennali per arginare la voragine sanitaria generatasi nel tempo, grazie anche al Governo e all’idea che il Molise con poco meno di 300 mila abitanti non avesse diritto a sei ospedali, senza tener conto dell’orografia del territorio, di strade insicure e delle esigenze delle popolazioni.

Mentre nel 2007 si decretava il commissariamento della sanità regionale capace di aver contratto un disavanzo inimmaginabile per il Ministero dell’Economia e della Salute, ecco che Iorio Presidente commissario cercava di arginare la voragine con un mutuo. La politica intanto cambiava bandiera, a livello nazionale giungeva il Governo Monti e il 13 settembre 2012 il Ministro della Salute Renato Balduzzi, attraverso il decreto che prende il suo cognome detta le condizioni per la sanità nazionale, dove sono previsti tagli e chiusure di ospedali in tutta Italia.

Il Molise viene fortemente penalizzato dalla successiva gestione targata sinistra PD dal 28 aprile 2013 al 31 maggio 2018 con i governi prima Letta, poi Renzi e infine Gentiloni. Per il Molise con la sinistra al potere si apre il massacro dei tagli, a subire i dettami dei ministeri della Salute e dell’Economia il Presidente Frattura, vittima per chi conosce i fatti, carnefice per i molisani senza garanzie per i servizi fino ad allora erogati per la salute, con la fine degli ospedali di Larino e Venafro.

Continuando con la necessaria dietrologia, giungiamo all’era pentastellata con il Conte Uno, tra Piani Sanitari castranti e regole mai a favore del rilancio della sanità in genere, qualcuno porta la lotta tra sanità pubblica e privata, altri affermano che oramai la sanità nazionale segue il modello capitalistico americano, per cui si va verso la destabilizzazione della sanità pubblica a favore della privatizzazione costante e inesorabile. Tutto vero o falso? Il tempo darà torto o ragione a questi illuminati.

Giungiamo ai giorni nostri, dopo il fallimento dei commissariamenti dettati dal Governo targato PD/M5S ecco che la palla sanità ritorna nelle mani del Presidente della regione pro tempore Donato Toma che il 10 settembre scorso firma il POS approvato dal Ministero attraverso gli ex commissari Giustini/Grossi.

Un Piano che alla lettura degli addetti ai lavori appare incompleto, parrebbe limitativo e con tagli agli ospedali di Isernia e Termoli.

In piena campagna elettorale a Isernia per le comunali, il neo Commissario Toma, non attende la fine della campagna elettorale per apporre la firma sotto ad un documento programmatico essenziale. Toma vuole  affrontare di petto la questione sanitaria che si protrae tra polemiche e desiderata da troppo tempo, vuole dimostrare che la sanità può tornare a livelli accettabili.

Dopo le normali polemiche dettate dall’ex Presidente Iorio in conferenza stampa, il quale ribadisce la incostituzionalità del POS approvato, dove non si cita l’emodinamica per il reparto di Cardiologia dell’ospedale di Isernia, quindi l’impossibilità di curare gli infarti; la situazione paradossale di servirsi dal Molise per i casi di ictus degli ospedali di Foggia e Benevento, quando il Molise dispone di un’eccellenza privata come il Neuromed. Iorio descrive un quadro a tinte fosche del futuro della sanità molisana, dove prevede la chiusura definitiva degli ospedali di Termoli e Isernia, con un unico ospedale concentrato a Campobasso.

Nel giro di qualche ora, ecco che giunge la replica, in conferenza stampa del neo Commissario/Presidente Toma, il quale definisce “integrazione funzionale”, tutto quello che non è previsto nel Piano Operativo Sanitario approvato,  verrà quindi integrato, in base alle esigenze  richieste dalle strutture ospedaliere attraverso l’Asrem. Toma rispedisce al mittente le affermazioni di Iorio  di tagli agli ospedali di Isernia e Termoli. “Non taglieremo nessun reparto, anzi integreremo e stabilizzeremo,  il futuro del Molise è nel documento 2022-2024” afferma Toma.

Sono passati 14 anni dal piano di rientro. Dodici anni di commissariamento. Abbiamo avuto due presidenti commissari: Iorio e Frattura che, a detta di Toma, non hanno fatto altro che peggiorare il sistema sanitario ma soprattutto la situazione del debito. Nel 2014 infatti si sono presentati altri 250milioni di euro di disavanzo. Ad oggi quindi abbiamo due mutui. “Quando mi sono insediato 8 maggio 2018- ha sostenuto Toma – aspettavo di essere nominato commissario, ma grazie al Movimento Cinque Stelle non è avvenuto perché ora non è più automatico che il presidente venga nominato commissario”. Politicamente Toma punta ad arrivare a un Dea di secondo livello a Campobasso, di primo a Termoli e Isernia e ospedale di area disagiata ad Agnone.

IL POS non è stato redatto da me ma dal Commissario Giustini e della sub commissaria Grossi – ha sostenuto Toma- è stato inviato a Mef e sanità nel settembre 2020. Successivamente è stato osservato da questi Ministeri il 29 dicembre 2020 dove chiedevano di apportare modifiche. Da allora non è successo più niente. Fino alla nomina di Toma. Ora non c’è il legame indissolubile tra presidente e Commissario come voluto dal Movimento Cinque Stelle.

Impugnai una delibera per incostituzionalità. La corte costituzionale dichiarò incostituzionale l’ incompatibilità tra presidente e in Consiglio di Stato rinunciai alla causa con la nomina di Degrassi. L’istituto del commissariamento non funziona. I compiti miei sono gli stessi affidati alla dottoressa De Grassi. Ora stiamo lavorando in sintonia e in armonia non senza discussioni”. Il 5 agosto 2021 arriva la nomina a commissario Toma.

Il primo compito che ha ricevuto non è la redazione del 2019-2021 ma adozione e attuazione. Per il successivo 2022-2024 c’è anche l’incarico della redazione. Su quello che si sta per chiudere c’è l’integrazione funzionale tra sanità a regia pubblica e quella privata che ha un ruolo complementare. “I servizi che possiamo erogare direttamente lo faremo – ha sostenuto – per altri come l’ictus emorragico faremo accordi con Benevento, Foggia e Vasto. Questo nell’ attesa che si possa realizzare un disegno di sanità diverso.

Ai nostri concittadini va permesso il diritto alle cure”. Questo piano, ricorda ancora Toma, è emendabile qualora ci si accorge che qualcosa non va. La presentazione tardiva arriva perché va colmato il vuoto programmatico. Per recuperare di più sulla questione del debito verrà chiesto lo sblocco delle premialità e va integrato il personale che è importantissimo. Il piano è semplicissimo. Per Toma l’attuale POS è propedeutico alla programmazione 2022/2024 che indicherà il futuro della sanità regionale.