L’ex assessore alla sanità regionale Dott. Ulisse Di Giacomo interviene in base alla sua esperienza sulla drammatica carenza di medici specialisti nella nostra regione e nel sistema sanitario italiano in generale. Secondo Di Giacomo questa situazione paradossale è la conseguenza di innumerevoli fattori.

In primis, il numero chiuso per l’accesso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia che, dopo la pletora degli anni ‘80, ha determinato una riduzione in assoluto del numero dei medici, considerato che ogni anno entrano nella Facoltà 10.000 studenti e che 40.000 medici andranno in pensione nei prossimi 5 anni e 80.000 nei prossimi 10 anni;  il numero chiuso per l’accesso alle Scuole di Specializzazione dovuto alla limitata disponibilità di borse di studio, con la conseguenza di aver creato un imbuto nel quale i pochi medici laureati si ritrovano a svolgere attività di continuità assistenziale.

Le regioni, invece di piangersi addosso e buttare montagne di soldi in iniziative ridicole –afferma l’ex senatore forzista –  potrebbero finanziare borse di studio per specializzare i propri giovani medici;

Altri fattori: La scarsa “attrattività’” delle piccole comunità e dei piccoli ospedali nei confronti dei neo laureati, che preferiscono programmare la loro vita professionale in grandi città e in grandi ospedali;

la bassa remunerazione dei medici in Italia, che spinge i giovani a recarsi a lavorare all’estero;

la concorrenza portata avanti dalle strutture private nei confronti del pubblico nella ricerca degli specialisti, problema che dovrebbe essere affrontato e messo sul tavolo delle trattative dalle Aziende Sanitarie e dalle Regioni nel momento in cui si stipulano accordi di accreditamento e convenzionamento; da non dimenticare – continua Di Giacomo – i costi delle polizze assicurative che spingono i giovani laureati a rifiutarsi di lavorare in piccoli ospedali, con piccole equipe e con limitata esperienza, tutti fattori che aumentano la probabilità di errori professionali da cui difendersi; non ultimo, il blocco del turnover del personale imposto alle regioni in Piano di Rientro, con la conseguenza nefasta che lì dove la Sanità è più disastrata si crea la carenza maggiore.

Come si può ben comprendere –  conclude Di Giacomo – il problema è complesso, e a nulla servono le incomprensibili e ingiustificate levate di scudi contro chi cerca di trovare comunque una soluzione, per quanto estemporanea e fuori dagli schemi essa possa sembrare, facendo finta che le colpe siano sempre degli altri.