di Pietro Tonti

Si verificano fatti strani e inspiegabili al limite del surreale nel Molise che ancora un numero ristretto di cervelli sani  che non amano la fuga, tentano  di difendere dal destino avverso dell’oblio certificato dai dati inconfutabili dello spopolamento e della certa fine.

Ci stiamo incamminado verso sicure future “gost town”. Demografia ai minimi storici, povertà e diaspora mai arrestata verso regioni ricche di giovani e una popolazione anziana ancora residente che culminerà il suo ciclo vitale tra meno di un decennio, costringendo a chiudere servizi essenziali e municipalità.

Eppure, con la catastrofe imminente e già palpabile nella stragrande maggioranza dei comuni molisani, c’è chi ancora porta avanti guerre fratricide all’insegna di cosa? Personalismi, ignoranza, cattiveria gratuita, interessi particolareggiati? Tra questi sostantivi la chiave di lettura di quello che sta avvenendo a San Pietro Avellana, patria del tartufo nero e bianco pregiato in Italia.

Una realtà al limite del grottesco, dove a novembre 2023, in piena campagna di raccolta del bianco, uno o più mentecatti autolesionisti, pensarono di distribuire bocconi avvelenati lungo l’area di raccolta tartufigena nei boschi in territorio di confine tra il bel paese e l’Abruzzo, provocando la dipartita di sette poveri cani da tartufo e minando l’intera economia delle numerose famiglie di cavatori, della serie: “mi eviro per fare dispetto a mia moglie”.

Non si è capito chi possa essere stato a generare un’opera criminale tanto perfida, ma da quanto affermato dalla Sindaca nel convegno di domenica scorsa, nel cercare di trovare una soluzione al problema, affinchè non debbano più accadere episodi di questo tipo, parrebbe che tutti sapessero e nella massima omertà, ognuno si è fatto i fatti propri, o diremmo si è sparato sui gioielli di famiglia!

Da questo episodio, ingigantito, non si appura per quale motivo, dai sette cani morti tra mille sofferenze, la cronaca ne ha recensiti addirittura 38, assolutamente un dato non veritiero, come confermato dal servizio veterinario e dalla stessa Sindaca.

Non è il numero della mattanza dei cani da tartufo, naturalmente, ma il gesto ignobile di chi lo ha perpetrato a fare specie; fosse stato anche un solo cane avvelenato, già sarebbe una cosa grave, ma per quale motivo elevare addirittura a 38 il numero dei quadrupedi morti? Cosa si voleva comunicare? Basta alla raccolta del tartufo? Non venite che vi ammazziamo i cani? Guerra aperta fratricida tra raccoglitori per interessi economici? Diremmo “cui prodest?”.

Non si è compreso ad oggi cosa sia davvero successo, oppure è un segreto di pulcinella.  Da questo episodio scellerato ad oggi cosa è accaduto?  In occasione della XXXV^ Fiera del Tartufo Nero Estivo che si è svolta nel fine settimana, si è registrato: udite, udite, un vero boicottaggio da parte dell’Asso Tartufai che attraverso un post su facebook, riportato anche da alcuni organi di informazione, con un titolo emblematico: “a San Pietro Avellana non c’è un cazzo da festeggiare”. Come se la fiera del tartufo nel bel paese dell’alto Molise, debba spegnersi, dopo l’episodio criminale di novembre e invece di andare avanti cercando di trovare soluzioni, bisognava vestirsi a lutto, piangersi addosso e mandare a meretrici anche questo evento che richiama quel minimo di attenzione dall’esterno in estate per non far morire il paese.

Una scelta che sarebbe stata sicuramente masochista e al limite della demenza. Forse si dimentica che il Comune di San Pietro Avellana, fa parte della città del Tartufo nazionale e la Sindaca Simona De Caprio è una delle vicepresidenti di questa grande associazione che contempla 82 enti nell’intero stivale. Basterebbe questo per indicare ai detrattori, quale impegno concreto l’amministrazione comunale profonde verso la salvaguardia del territorio e le soluzioni che si sono avviate per arginare anche il fenomeno degli avvelenamenti, scaturito proprio nel convegno dedicato di domenica scorsa, dove si è evinto che la scelta opportuna, sarà quella di mappare l’intera area tartufigena del paese per tutelarla; oltre ad iniziative di sensibilizzazione e controllo del territorio, ma in questo consesso si è registrata l’assenza dei responsabili territoriali Dell’Asso Tartufai.

Guerra tra associazioni o c’è ancora dell’altro? In un contesto in cui potrebbe addirittura scomparire la raccolta del tartufo, con i cambiamenti climatici in corso e l’importazione da paesi europei ed extraeuropei, c’è chi ancora conduce guerre tribali finalizzate ad un non meglio identificato risentimento.

In questa battaglia dell’assurdo, registriamo anche il boicottaggio, forse pseudo politico dell’evento stesso, nel tentativo di minimizzare e sminuire il lavoro di tanti che si sono impegnati per la manifestazione riuscitissima agostana. Si è sentito di tutto, pochi stand, quando invece ve ne erano a sufficienza. Pochi eventi, quando invece residenti e turisti si sono intrattenuti fino a tarda sera apprezzando ogni singola iniziativa. Una pro loco che ha somministrato centinaia d pasti a base di tartufo con due chef de rang che hanno soddisfatto i palati, anche quelli più sopraffini.

Fortunatamente ancora vi è speranza, in quelle persone di sani principi che guardano pragmaticamente la realtà per quella che è, nel desiderio di costruire e progredire, magari di salvare il salvabile e aborrano il disfattismo che un manipolo di persone vorrebbe far passare per verità effettuali, senza propositività e solo nel proprio interesse particolareggiato, politico o economico.