di Michele Petraroia
La comunità di Tufara, come ogni anno dal 1170, domani 14 novembre si fermerà per ricordare San Giovanni Eremita ad 851 anni dalla sua scomparsa. La devozione popolare trasmessa oralmente di generazione in generazione ha tenuto vivo l’esempio di una figura straordinaria del suo tempo che anticipò l’ascetismo ed il pauperismo francescano che si sarebbe sviluppato nel secolo successivo.
Da giovane ebbe modo di arrivare a Parigi la più grande città europea dell’epoca e per due anni proseguì gli studi e toccò con mano le fragilità dispersive delle grandi città. Al suo rientro a Tufara fece dono dei suoi averi ai poveri e scelse di isolarsi nelle aree più impervie del Fortore incuneate tra la Daunia, il Sannio ed il Molise.
Terre di confino e di confine in cui per secoli si sono scontrati gli eserciti di Enrico II° di Sassonia ed altri Imperatori tedeschi con i Catapani Bizantini che da Bari dominavano la Puglia in nome degli Imperatori di Costantinopoli.
Alle fortezze longobarde di Tufara e del beneventano si contrapponevano quelle di Lucera, Celenza e altri centri dauni con un alternarsi di vittorie e sconfitte che tenevano in perenne incertezza località, persone e territori. In quel luogo di confine nel 1156 il Papa autorizzò l’istituzione dell’Ordine costituito da San Giovanni Eremita con l’Abbazia di Santa Maria del Gualdo a Foiano Valfortore permettendo per un lungo periodo che i frati testimoniassero il valore della pace e dell’umanità.
Furono gli Abati Fra Nicola da Cerce e Fra Nicola da Ferrazzano, successori di San Giovanni Eremita alla guida dell’Abbazia, tra il 1333 ed il 1353 a ricevere l’approvazione del Re delle Due Sicilie da Palermo e del Papa in quel periodo ad Avignone, sulla nascita del centro di San Bartolomeo in Galdo e soprattutto sullo Statuto che sanciva le regole essenziali per gli abitanti del nuovo borgo.
Tra gli altri articoli ricordo il divieto di violenza alle donne e ai fanciulli e il divieto di licenziamento senza giusta causa per soffermarmi sul livello culturale raggiunto. Per questa ragione gli insegnamenti dell’Eremita di Tufara assumono una valenza storica che si aggiunge alla giusta devozione popolare e tenerli vivi è un dovere per ciascuno di noi.