di Pietro Tonti

I leader dei partiti nazionali Meloni, Salvini e Berlusconi si interessano del Molise, ci saremmo aspettati delle posizioni determinate contro il governo pentapiddino, come ha fatto l’Eurodeputato Aldo Patriciello preoccupato della situazione del piano nazionale delle infrastrutture che ha tagliato praticamente fuori il Molise dai grandi investimenti riservando solo briciole alla ventesima regione.

No, i leader dei partiti di opposizione al governo, ma che indirettamente attraverso il governatore Toma amministrano il Molise, non hanno avuto occhi attenti e parole caustiche verso il disinteresse governativo per  questa nostra terra martoriata. A loro interessano solo le rappresentanze  politiche e si fanno in quattro, anzi in tre per costringere Toma a decidere chi posizionare in Giunta prima del promesso rimpasto del prossimo fine settimana.

Salvini protegge Marone che non vorrebbe venisse privato dell’assessorato da poco più di un mese nella sua gestione. I capigruppo degli altri partiti, come ampiamente portato all’attenzione, hanno firmato un documento in cui assessori esterni non ne vogliono.

Il Presidente accetta senza riserve il diktat. Meloni Vuole raggiungere l’obiettivo di avere un assessore nel Molise con Pallante sostituto di Marone, ma Berlusconi si risente e interviene per la paventata fuoriuscita di Di Baggio dalla Giunta che dovrebbe andare a rivestire il ruolo di sottosegretario alla presidenza al posto di Pallante.

Interessi di posizionamento della politica nazionale, guardando alle elezioni regionali dell’autunno in sette regioni: Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto.

Ognuno dei leader massimi vuole la poltrona che nel Molise gli spetta di diritto e non vuole dare alla stampa nazionale l’idea che in questa terra non abbiano rappresentanti, nonostante abbiano tutti  contribuito all’elezione del presidente.

Ma mentre Toma cerca di rinsaldare la sua maggioranza, tentando di blindarla fino alla fine del mandato, deve fare i conti con la “pasionaria” Aida Romagnuolo, la quale vuole rimanere fuori dagli schemi, ha detto no al sottosegretariato, si aspettava la delega assessorile, si è tirata fuori dagli accordi di maggioranza libera di continuare a votare in aula consiliare a seconda di come reputerà conveniente in base alle leggi e alle mozioni proposte.

In bilico di nuovo senza un accordo ferreo la maggioranza di centro destra e Toma si ritroverebbe in Consiglio di nuovo con un risicato consenso che potrebbe mettere a repentaglio il suo mandato. 11 consiglieri di maggioranza contro 8 di opposizione, con Iorio e Romagnuolo, pur essendo della maggioranza, sono critici su tutti gli argomenti da portare in discussione in assise regionale. In questo contesto resta Calenda  di nuovo ago della bilancia per la tenuta della maggioranza. Non vorremmo essere nei panni del presidente, impegnato a risolvere i problemi dei molisani e tirato per la giacca da vertici nazionali e dai suoi consiglieri di maggioranza.

Ore decisive per mettere la parola fine ad una diatriba di assestamento che si sta protraendo troppo a lungo e a cui i molisani stentano a comprenderne le dinamiche e le motivazioni, giudicate solo personalistiche e di poltrona.