“Sabato tutti con una maglietta rossa. Questo l’impegno di tutti i dirigenti, delegati, militanti della UIL Molise.” Il Sindacato di Via Crispi aderisce all’iniziativa simbolica promossa dall’Associazione che fa capo a Don Luigi Ciotti “Libera” assieme al Gruppo Abele, ARCI e ANPI. “Al fine di contrastare l’ondata di insofferenza che da qualche settimana imperversa nel nostro paese con comportamenti di rigetto ed emarginazione nei confronti delle diversità, ed in particolare di migranti, Rom e Sinti,reclamiamo un’accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà.”

“A livello nazionale Cgil, Cisl e Uil condividono lo spirito e i contenuti di questa iniziativa, con l’intento di arginare quella che è stata chiamata una vera emorragia di umanità. Ma questa forma di testimonianza simbolica deve essere calata anche sul territorio, anche in Molise.”

Perché una maglietta proprio di questo colore? Leggiamo nell’appello di Libera: “Rosso è il colore che ci invita a sostare. Ma c’è un altro rosso, oggi, che ancor più perentoriamente ci chiede di fermarci, di riflettere, e poi d’impegnarci e darci da fare. È quello dei vestiti e delle magliette dei bambini che muoiono in mare e che a volte il mare riversa sulle spiagge del Mediterraneo. Di rosso era vestito il piccolo Alan, tre anni, la cui foto nel settembre 2015 suscitò la commozione e l’indignazione di mezzo mondo. Di rosso erano vestiti i tre bambini annegati l’altro giorno davanti alle coste libiche. Di rosso ne verranno vestiti altri dalle madri, nella speranza che, in caso di naufragio, quel colore richiami l’attenzione dei soccorritori.”

“Troviamo vergognoso – continua la UIL molisana – che in Europa troppi giochino allo scaricabarile con la questione immigrazione, mentre i bambini muoiono. Anche con un piccolo gesto di testimonianza vogliamo contrastare questo cinismo dilagante. L’Europa moderna non è questa. L’Europa moderna è libertà, uguaglianza, fraternità.”

Come dice efficacemente Don Ciotti:“Sabato indossiamo tutti una maglietta, un indumento rosso, come quei bambini. Perché mettersi nei panni degli altri – cominciando da quelli dei bambini, che sono patrimonio dell’umanità – è il primo passo per costruire un mondo più giusto, dove riconoscersi diversi come persone e uguali come cittadini.”