di Pietro Tonti
Giuseppe Speranza non è più. Il giovane 31enne di Roccaravindola (Montaquila) è stato trovato privo di vita in strada. La disgrazia è avvenuta ieri mattina a Sambuceto, popolosa frazione di San Giovanni Teatino, provincia di Chieti. Il giovane molisano si era trasferito in Abruzzo da qualche anno.
Non appena è stato rinvenuto a terra sono stati allertati i soccorsi. Sul posto i sanitari del 118 che hanno tentato invano di rianimarlo. Intervenuti anche i carabinieri che stanno indagando sulle cause del decesso. Il magistrato di turno ha disposto l’autopsia sul corpo del giovane. L’esame farà luce sulle cause del decesso.
Cosa sia accaduto al nostro correggionale per condurlo alla morte in così giovane età, forse ha poca importanza. La drammaticità di una vita stroncata nel pieno della gioventù fa male solo al pensiero.
Chi lo ha conosciuto a Roccaravindola, riferisce di un giovane amabile, bonaccione, ma anche attento alle vicende della vita quotidiana. Dal suo profilo facebook si evince anche un animo nobile e sagace nelle sue pillole filosofiche che non mancano per descriverlo come un ragazzo molto intelligente che amava la vita e viverla intensamente.
Nel suo profilo sul social spicca l’aforisma di Friedrich Nietzsche “Quelli che ballavano erano visti come pazzi da quelli che non sentivano la musica”.
L’aforisma tra i più discussi del filosofo tedesco, pone in risalto l’estrema sensibilità del giovane Speranza, il quale con indiscusso acume lo ha posto in cima al suo profilo, presumibilmente ad inequivocabile pensiero generale ispiratore.
Per esaltare la complessità del pensiero nietzschiano interpretando questo aforisma, si immagina una scuola di danza moderna dalle pareti insonorizzate, dove i ballerini sono liberi di muoversi ciascuno interpretando a modo proprio un ritmo musicale che il passante, da fuori, guardando attraverso una vetrata, non può udire: vedrà soltanto delle persone che si agitano disordinatamente e senza motivo, il che potrà fargli dedurre che l’edificio sia un centro di riabilitazione psichiatrica e che quelli che vede muoversi scompostamente non siano altro che dei poveri matti lasciati liberi di sfogarsi.
Così coloro che sono animati da una grande passione, una Fede alla quale dedicano anima e corpo,e spesso finiscono con il sacrificare la vita, per quelli che non la condividono e non riescono a comprenderne né il significato né il valore, possono apparire come dei folli, mentre invece sono loro che danno lustro a questa misera umanità.
Un pensiero fatto proprio da Giuseppe che aveva le idee chiare sulle miserie dell’umanità e che ora serba con se, in quella energia di cui l’invenzione dell’anima vuole che aleggi nell’universo e si stabilizzi in un altro essere; nel principio lontano dalla religione cattolica, ma vicino alle convinzioni religiose orientali tra cui l’induismo e il buddhismo, che possa essere colmo di nuova luce e continuare a vivere in tutti quelli che lo hanno consociuto e apprezzato in questi 31 anni di vita.
Giungano alla famiglia le più sentite condoglianze dalla nostra redazione.
Ci piace immaginarlo così Giuseppe che danza sulle miserie umane in riva al mare, mentre ride di noi sulle preoccupazioni che ci attanagliano nel quotidiano e ci fanno perdere l’essenza del vivere stesso.