di Pietro Tonti

Nel contesto della discussione in atto, sull’opportunità o meno di aggregare la regione Molise ad una macro regione o alla regione Abruzzo, ieri abbiamo espresso l’ipotesi, nemmeno tanto provocatoria, dell’opportunità di richiedere  lo statuto speciale al Governo per il Molise.

Nel nostro Paese, non tutte le Regioni godono del medesimo livello di autonomia rispetto allo Stato centrale. La Costituzione, infatti, prevede che ci siano cinque Regioni che hanno un regime di autonomia differenziata.

In particolare, secondo la disposizione costituzionale, tali Regioni dispongono di forme e condizioni particolari di autonomia, secondo i rispettivi Statuti speciali che vengono adottati con legge costituzionale. Si tratta delle Regioni:

Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta.

L’autonomia speciale di cui queste Regioni e Province autonome godono si traduce, in sostanza, nel fatto che a tali livelli di governo sono riconosciuti dei margini di autonomia nei confronti dello Stato maggiori rispetto alle altre Regioni.

In particolare, queste Regioni sono autorizzate ad occuparsi di numerose materie che sono invece precluse alle altre. Inoltre, tali enti hanno un livello di autonomia finanziaria dallo Stato maggiore degli altri.

 

Certamente, in questo momento storico, non vi sono quelle motivazioni che portarono alla costituzione delle regioni a statuto speciale post seconda guerra mondiale, sotto l’egida della coesione sociale per regioni in cui vi erano movimenti separatisti, con minoranze etniche e linguistiche diverse; in alcuni territori, lo statuto speciale assecondò le istanze di autonomia di alcune di esse. Comunque, nel post pandemia la coesione sociale è a rischio, in una regione come il Molise dove la povertà e la disoccupazione hanno raggiunto livelli insostenibili.

Il compromesso trovato dall’Assemblea Costituente per le regioni a statuto speciale, è stata l’istituzione dell’autonomia speciale che ha consentito allo Stato di mantenere saldi i suoi confini, concedendo maggiori margini di autonomia ai territori caratterizzati da elementi di specialità rispetto agli altri.

Le Regioni a statuto speciale, rispetto alle ordinarie, hanno un importante privilegio fiscale per cui possono trattenere quasi tutte le imposte (Irpef e Iva) pagate dai cittadini sul loro territorio.

Nei privilegi delle Regioni a statuto speciale, sui trasferimenti dello Stato, al primo posto vi è la provincia di Bolzano, seguita da quella di Trento e dalla Valle d’Aosta: i cittadini di queste regioni ricevono per abitante cifre doppie rispetto al Molise, ovvero 8.964 euro per gli altoatesini contro i 4,241 di un molisano. Una disparità evidente, che si palesa in difficoltà oggettiva per una piccola regione come il Molise a far quadrare i conti di bilancio.

Oggi sarebbe una necessità per il piccolo Molise, nel post pandemia, godere di uno statuto speciale, reduce da una crisi ventennale, per il crollo delle maggiori filiere industriali e la mattanza delle partite iva data dalle restrizioni del covid, anche i prelievi fiscali porteranno poco o nulla nelle casse dell’amministrazione regionale, per cui si rischia il tracollo.

Se sommiamo i debiti contratti nel passato e nel presente dalle amministrazioni regionali per reggere sanità, trasporti, welfare e macchina amministrativa, ne scaturisce una cifra milionaria annuale, impossibile da sostenere, se non con una revisione dell’attuale statuto ordinario e un’attenzione particolare dello Stato verso una piccola realtà, non seconda a nessuna per importanza strategica, data la sua collocazione geografica, posta al centro dell’Italia.

Per permettere l’esistenza in vita del Molise amministrativo, evitando un accorpamento, o uno smembramento,  potrebbe apparire una scelta di necessità, richiedere al Governo – attraverso i parlamentari molisani – una misura adeguata come l’autonomia differenziata.

La massima di Isaac Asimov appare calzante in questo contesto: “C’è soltanto una guerra che può permettersi il genere umano: la guerra contro la propria estinzione”.

Se non una guerra, almeno una battaglia, per evitare ai molisani di estinguersi è dovuta da ognuno di noi, ma soprattutto da chi è stato eletto per preservare e programmare il futuro di questa terra.