Nella manovra di bilancio per il 2017 vengono tagliati i fondi per la sanità arretrando al 6,3% in rapporto al PIL con una messa in discussione dei livelli essenziali di assistenza su tutto il territorio nazionale ed in particolare per il Sud e per il Molise, regione commissariata da dieci anni che si è vista dimezzare i posti letto e privatizzare gran parte della rete ospedaliera.
Il segretario del PD è arrivato in treno in una regione dove sono state soppresse le linee Campobasso – Termoli, Campobasso – Benevento e Carpinone – Sulmona, nel mentre sul collegamento Campobasso – Roma è certa la partenza ma mai l’orario o il mezzo di arrivo. Non c’è alcun tratto stradale a quattro corsie, e la viabilità provinciale e locale cade a pezzi tra smottamenti, frane e mancata manutenzione.
La soppressione delle Province, fortemente voluta da Renzi, ha reso ancora più critica la situazione con intere comunità a rischio isolamento. Sulla “buona scuola” meglio stendere un velo pietoso visto lo spostamento forzato di docenti meridionali e molisani verso il Centro – Nord quando sussistevano tutte le condizioni per continuare ad avvalersene in Molise. Scomparso il Mezzogiorno dall’agenda nazionale, sono stati firmati singoli accordi con ogni regione, ma tra ritardi e mancanza di liquidità tutto è fermo al palo, mentre ogni anno vanno via dal Sud 60 mila giovani e meno giovani come ha certificato l’ISTAT per il 2016.
Il Governo Renzi ha chiuso l’unico Zuccherificio del Centro-Sud disinteressandosi della vertenza, ed ha abbandonato i lavoratori a se stessi così come ha fatto per i dipendenti dell’ITTIERRE, della GAM e delle altre aziende in crisi del Molise. Dopo aver posto la fiducia sulla legge elettorale che è materia del Parlamento, Renzi ha intaccato l’autonomia della Banca d’Italia senza mai porsi il problema di investire su nuove assunzioni stabili nel pubblico impiego a partire dai comuni e dalla sanità.
Eliminando l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori ha calato la maschera superando a destra Berlusconi con continui attacchi al Welfare – State, ai sindacati, ai patronati e ai CAAF. Non una parola sulla Zona Economica Speciale Abruzzo e Molise, non un intervento sulla giusta richiesta referendaria dei cittadini di Termoli sul tunnel e tanto meno si è mai occupato della grande frana di Petacciato che mette a rischio i collegamenti nazionali autostradali e ferroviari lungo l’Adriatico.
Nessun impegno concreto per la lotta alla criminalità organizzata che si sta infiltrando nel Molise costiero, nessun investimento per ammodernare il Palazzo di Giustizia di Larino né per il potenziamento degli organici delle forze dell’ordine di quel territorio. Gli ospedali dei piccoli Comuni con i tanti servizi sanitari offerti ai cittadini e con le loro eccellenze – si pensi all’Oculistica del Vietri – dimenticati e ridotti ai minimi termini, chiamati ad operare con personale sottodimensionato e, sempre più spesso, precario.
Scendesse dalle carrozze di prima classe e si cominciasse ad occupare di chi non può studiare, di chi non può curarsi, di chi vede i figli emigrare o di chi non riesce ad andare più in pensione né trovare un qualsiasi lavoro a 63, 64 o 66 anni. Dov’è finito il Patto per il Molise firmato il 26 luglio 2016 con la Regione?