Il rimpasto, o come definirla, la tregua amministrativa della Giunta Toma dell’epifania, ha dei risvolti che affondano le radici su scelte politiche pregresse, a cui oggi se ne pagano le conseguenze.

di Pietro Tonti

Cosa vogliamo portare all’attenzione dell’opinione pubblica e della politica in genere? Presto detto.

Prima delle elezioni amministrative, la cerca del candidato presidente per il centro Destra come per il centro sinistra, non ha trovato mai punti di convergenza su figure puramente politiche, navigate e capaci di aggregare e coinvolgere, essere quindi elette con il favore di tutti gli schieramenti.

Litigiosità, spartizioni di poteri, crollo dei valori politici essenziali per amministrare, hanno permesso di individuare figure tecniche lontane anni luce dalla politica pura, quella necessaria a mantenere equilibri ed esperti nel farlo. Con la presentazione di un noto commercialista capace nei conti e nel redigere bilanci amministrativi, la quadra è stata trovata, Donato Toma si è rivelato l’ago della bilancia degli equilibri complessi del centro destra, senza scheletri nell’armadio che potessero inficiarne l’attendibilità, il giudizio del popolo molisano.

Il “Per Bene” come scelta olistica si è rivelata vincente, ma la politica ancora una volta ha perso di significato e di spessore, non essendo in grado di coalizzarsi intorno ad una figura puramente espressione della politica attiva, quella che per gradi nel passato, portava in una scala ascensionale a percorrere i diversi gradi di militanza, fino ad arrivare all’apice delle amministrazioni ed essere eletti alle massime cariche dello Stato.

La figura di Toma “Per Bene” quindi, come ad affermare che chi fa politica nel Molise non lo è affatto, spesso per interessi privati e impegni finalizzati al proprio tornaconto,non ha lasciato nessuno perplesso.

Toma, a distanza di circa sette mesi dal suo insediamento, azzera la giunta, come se fosse sfuggito di mano il volante per un colpo di sonno improvviso alla guida della Regione e voglia salvarla con una brusca sterzata da un tremendo baratro.

Colui che afferma con lucida veemenza che della politica non se ne frega un fico secco,  nell’idea di voler cambiare il corso della storia di questa regione, deve fare i conti con chi vive di politica e fa girare la giostra del centro destra da anni come Michele Iorio. Il suo “candido” ritorno dopo la chiusura vincente delle pendenze giudiziarie in Consiglio regionale, non è da prendere sottogamba. Già dalle prime battute, si è palesemente dichiarato contrario all’investimento di 1.300.000 euro per il piano turistico regionale, appoggiando l’esponente leghista Aida Romagnuolo. Prima dell’azzeramento di giunta, nessun esponente politico si era azzardato a difendere Toma per le sue dichiarazioni sul suo compenso che tanta eco hanno suscitato, o per la scelta dell’investimento su Sviluppo Italia a redigere da “esperti” un piano turistico.

Nel post azzeramento, ogni singolo gruppo politico di maggioranza ha espresso solidarietà al presidente, affermando la necessità di chiarimenti che di fatto non possono essere che politici, convergendo su un’unica idea, qualcosa effettivamente non quadra.

La tenuta della maggioranza pur non essendo a rischio, resta negli equilibri politici instabili  che costringono Toma a metterci mano. Senza politica ed accordi difficile poter gestire la complessità di una regione, dove incalzano i pentastellati in opposizione e qualche membro della stessa maggioranza come Romagnuolo fa opposizione mirata e circostanziata su scelte amministrative poco convincenti.

Il presidente, solo, afflitto da decine di problemi di ordine pratico che ben conosciamo, malattie endemiche del Molise a cui vorrebbe cambiarne il corso invertendone la rotta.  Lo scontro con un vento politico abituato alle vecchie logiche, sempre contrario se non incontra i propri interessi, hanno prodotto la fase di stallo. Toma è stato costretto a fermarsi per un attimo e a concedersi una riflessione. Ispirato dalla poesia “SE”di Rudyard Kipling , perché sappiano – come il presidente Toma pubblica sul suo profilo facebook – a quali principi bisogna ispirarsi: “Se riesci a tenere la testa a posto quando tutti intorno a te l’hanno persa e danno la colpa a te…”

Bisogna essere quindi uomini di coraggio e di spessore nell’affrontare le avversità che l’amministrare questa regione comporta, ma soprattutto avere al proprio fianco persone che lo siano altrettanto e su cui ci si può contare fino in fondo, mantenendo sangue freddo e testa apposto.

Questa regione è vero, merita un riscatto, una inversione di tendenza forse fuori dal manuale Cencelli come qualcuno afferma. Qualora Toma scegliesse di amministrare fuori dalla politica, ahimè non durerebbe che pochissimi mesi.

Tirare un colpo al cerchio della volontà amministrativa e uno alla botte  della politica, appare al momento l’unica soluzione possibile. Il tecnico eccelso, deve indossare la maschera pirandelliana del politico vissuto altrimenti si sprofonda nel caos.

Arginare, tenere contenute le forze preponderanti che incalzano sugli interessi regionali è l’opera prima.

Sicuramente in un bilancio regionale assorbito dalla sanità per un buon 70% e non più controllabile, nelle mani del commissario e sub commissario, resta ben poca cosa in risposta alle tante pressioni della società civile.

Salviamo il salvabile, fino a nuove elezioni, sempre se Toma non decida di gettare la spugna, la quale scelta potrebbe essere anche sana e giustificabile, da uomo probo, “Per Bene” non incline a genuflettersi ai potentati e alle basse beghe della politica; impossibilitato a realizzare praticamente quanto promesso in campagna elettorale, questa potrebbe apparire una scelta molto condivisibile!