Di Domenico Angelone

In attesa di un rimpasto di Giunta acque agitate nel centro destra molisano. Il quadro è in evoluzione a livello regionale, con la paventata decisione di esonero da parte del presidente Toma – non confermata – del leghista Mazzuto. Le ipotesi di sostituzione sono due. La prima, quella più accreditata è dell’ingresso in Giunta della quota rosa Aida Romagnuolo, espulsa dalla Lega, ma assumendo il ruolo di assessore potrebbe consentire al primo dei non eletti, il leghista Ciccarella di entrare in Consiglio. Oppure la scelta di Quintino Pallante (Fratelli D’Italia) che permetterebbe a Filoteo Di Sandro di entrare in Consiglio. Questa seconda ipotesi potrebbe rivelarsi fondata, in quanto ultimamente Pallante si è palesato allineato anche al Piano Trasporti di Niro, quindi un voto in più, a garanzia di una maggioranza che traballa, si piega ma non si spezza.

Ma le tensioni nel centro destra sono palpabili e non si riesce a trovare una quadra. Dopo il Comune di Campobasso perso per negligenza e le polemiche sul presidente della provincia di Isernia, le tensioni si acuiscono al comune di Isernia, dove è palese una lotta senza esclusione di colpi tra il sindaco Giacomo d’Apollonio “ioriano” e i Popolari di Vincenzo Niro. Lotte che dalle unità locali si amplificano in regione e degenerano in quella mancanza di concertazione unitaria sulle decisioni importanti per i molisani, come il piano trasporti regionale bocciato in aula da Iorio, Calenda e Romagnuolo, passati con le minoranze sul voto.

Ritornando al probabile, ma non certo rimpasto di giunta regionale, c’è chi afferma che Mazzuto potrebbe ricevere un premio qualora accettasse di buon grado l’esonero assessorile, si aprirebbero le porte per la presidenza o una direzione di un ente sub regionale.  La Lega con Mazzuto, baciato dalla fortuna machiavellica, essendo stato il primo in regione, in tempi non sospetti a credere nell’evoluzione positiva della Lega e di Salvini, potrebbe guardare anche alle elezioni regionali di Calabria ed Emilia Romagna con interesse; se dovesse vincere il centro destra, si potrebbe tornare a nuove elezioni e per le politiche, Mazzuto avrebbe il suo posto nel proporzionale quale senatore e con questo si accontenterebbero anche il coordinatore Lumbard Jari Colla contrario alla dipartita assessorile del suo unico rappresentante in Regione. Con questa ipotesi non vorremmo avventurarci nella fantapolitica, tutto da prendere con il beneficio di inventario.

Si fanno comunque i conti senza l’oste, Toma vorrebbe chiudere il Bilancio a fine febbraio e non a maggio come nel 2019, avere la maggioranza su questo tema è fondamentale per il proseguo del mandato, evitando sfiducie, a meno che, il buon presidente,  date le pressioni che giungono da più fronti, all’interno della maggioranza di governo e dall’esterno, dai partiti nazionali, che rallentano l’attività amministrativa per come si era prefissato di agire, decida di non decidere sul rimpasto di Giunta, potrebbe anche mandare al diavolo tutti e rassegnare le dimissioni. Certamente il presidente della Giunta non ha bisogno di dimostrare nulla a nessuno e potrebbe ritornare alla sua cattedra di professore universitario e al suo lavoro di eccelso commercialista, in questo caso tutti a casa, con Sansone morirebbero inevitabilmente tutti i filistei e dubitiamo che gli stessi – rebus sic stantibus – verrebbero rieletti in una ulteriore tornata elettorale .