di Domenico Angelone

Le restrizioni stanno funzionando, questo è un dato di fatto. La lotta al coronavirus in questa prima fase la sta vincendo il cittadino con il sistema sanitario nazionale e il Governo.

Conte ieri ha parlato di tempo e gradualità su cui passerà la ripartenza del sistema Italia. Si pensa di far riavviare quali campioni per le successive verifiche le piccole regioni.

Potrebbe essere anche il Molise una delle prime regioni a riaprire le attività economiche. I nostri numeri dei contagi sono i più bassi d’Italia anche sulla media della popolazione, così come i ricoveri in terapia intensiva.

I Cluster di origine sono sotto controllo e quel picco straordinario di cui si parla da settimane, si sta contenendo con la chiusura di tutte le attività e la quarantena a casa, coadiuvata da controlli serrati.

Oggi la preoccupazione non è nella gestione della pandemia in questi giorni o nelle prossime due settimane, ma piuttosto il futuro anteriore, quello della ripartenza funzionale, senza che si debba assistere ad un nuovo boom di contagi.

Nel momento in cui si autorizzano le riaperture delle attività e si decreterà la fine della quarantena in casa cosa accadrà?

Il sistema sanitario sarà adeguato a convivere con il coronavirus?

Saranno gli ospedali organizzati con sufficienza di reparti di rianimazione, in tutta la regione e con adeguati posti letto, per porsi in una situazione di tranquillità gestionale della post emergenza; mantenendo uno standard clinico accettabile per le malattie tempo dipendenti?

In questi giorni, anche di questo si discute per essere pronti al futuro, dove l’incertezza deve essere sostituita da fatti concreti soprattutto in sanità. Il mondo è cambiato e sta cambiando ogni giorno ed è impensabile che dopo la serrata forzata e gli arresti domiciliari tutto possa tornare alla normalità.

Ancora non esiste un vaccino per il covid -19 e fino a quando non sarà sperimentato e immesso sul mercato passeranno anche due anni. In questo lasso di tempo bisognerà convivere con la possibilità che l’epidemia possa riesplodere, forse saremo tutti contagiati nel prossimo futuro e il sistema sanitario non può trovarsi impreparato a questa nuova sfida che necessariamente deve mettere da parte i conti economici, il pregresso, i disavanzi in sanità e puntare sul primo bene, la salvaguardia della salute dei cittadini senza risparmi, con la premura del Governo e degli addetti ai lavori che sono chiamati in questo frangente a drastiche decisioni.