di Claudia Mistichelli
A dicembre 2016, la regione Molise, in base alle domande presentate e prese in carico, stabiliva in 600 mila euro la somma stanziata per 167 famiglie indigenti e bisognose di aiuto.
Il reddito d’inclusione è una somma di danaro erogata dai Comuni, variabile in base al reddito e al numero di componenti della famiglia che ne fa richiesta.
I fondi a disposizione in Italia, purtroppo sono insufficienti, solo 2 milioni di euro, a fronte di una previsione di spesa annua di 7 milioni di euro, quindi, il reddito di inclusione sarà al massimo fino 480 euro mensili.
I beneficiari saranno soprattutto le famiglie con figli minori o con disabilità grave a carico, donne in stato di gravidanza e persone di età superiore ai 55 anni in stato di disoccupazione, queste le priorità, in base al reddito dichiarato tramite ISEE.
Il decreto attuativo ha ancora i suoi tempi per entrare effettivamente in funzione, si prevede che il reddito di inclusione inizierà ad essere erogato entro la fine del 2017 o inizio anno 2018.
Speriamo prima delle elezioni nazionali, altrimenti tra il caos del nuovo (si spera) Governo, le nuove nomine, le nuove manovre, le nuove finanziare, le famiglie indigenti rimarranno tali ancora per parecchio.
Questi sono i piani di contrasto alla povertà in Italia, con risorse che basteranno solo per il 30% dei bisognosi.
Intanto le fabbriche chiudono, le tasse opprimono il commercio, le banche utilizzano tassi usurai, lo stato taglia su ogni servizio sanitario, le pensioni sono sempre più basse e, infine, la previsione dell’aumento dell’iva al 25% per il 2018, non lascia presagire niente di buono per il popolo italiano.
A causa della crisi, della mancanza di una vera politica di investimenti nel mondo del lavoro e con un debito pubblico insanabile, l’Italia sempre di più delega le Associazioni di volontariato e le Onlus, a gestire settori e servizi pubblici. Associazioni non sempre qualificate e che alimentano il lavoro nero o sottopagato.
Infatti, un grande problema è quello del lavoro in nero. Oltre ai tanti professionisti che non emettono fattura, molti italiani e, sempre più spesso, anche stranieri, lavorano senza un contratto.
Non dichiarando il proprio reddito, oltre a non pagare le tasse, si usufruisce di servizi sanitari gratuiti o di bonus a cui non si avrebbe diritto, togliendo la possibilità di aiutare molte più persone realmente indigenti.
In Italia, oltre a tutti gli altri problemi, esiste sempre la solita difficoltà, un controllo serio che verifichi e prevenga lo spreco di denaro pubblico.
“L’Italia è una Repubblica fondata sullo stage.” (Beppe Severgnini)