di Pietro Tonti
Una superstrada a quattro corsie, una rete elettrificata ferroviaria. Spunta il progetto laziale di alta velocità ferroviaria Gaeta/Vasto. Tempi biblici d’attesa mentre il Molise muore
Tutti oramai convinti che senza infrastrutture viarie come una superstrada a quattro corsie, il Molise non ce la farà ad uscire dall’isolamento e a catalizzare l’attenzione di aziende che possano approdare in questa regione, attraverso l’Obiettivo Uno o altre leggi comunitarie in corso.
Ci prova il Presidente Toma con il Recovery Plan e la proposta di finanziamento di due lotti della Tirreno/ Adriatico, ma lo sa anche lui, prima che venga realizzata un’arteria di tale portata, passeranno almeno 20 anni.
Se andrà di lusso, nel 2043 il Molise potrà avere finalmente un celere collegamento tra le due autostrade A14 e A1. Nel frattempo si infrangono i sogni di sviluppo di eventuali filiere in una logistica da terzo mondo e dall’esasperazione di imprenditori che magari da Bologna per raggiungere Termoli, impiegano tre ore, ma per andare da Termoli a Venafro quasi lo stesso tempo, altre e tre ore; impossibile da digerire e pensare di poter fare impresa da noi.
In questo contesto, le ferrovie non godono di minore lentezza, anzi, è diventata proverbiale l’attesa e la tratta che porta a Termini al binario 20bis. Non basterà una rete elettrificata, la quale certamente non è sinonimo di alta velocità e di tempi di percorrenza rapidi tra Termoli, Campobasso e la Capitale.
Alta velocità ferroviaria Gaeta /Vasto, toccherebbe anche il Molise
L’esclusione del Molise dai grandi progetti nazionali dell’alta velocità ferroviaria, non aiutano, ma vi sarebbe un’alternativa, a cui i molisani, ancora ignari potrebbero attingere. In esame, parrebbe alla 10^ Commissione parlamentare della Camera, stimolata dagli amministratori dell’agro Sud Pontino di Gaeta, Formia e Cassino, ci sarebbe al vaglio la proposta, presentata anche per il Recovery Plan, dalla regione Lazio, di un progetto di alta velocità ferroviaria Gaeta, Vasto che toccherebbe anche Isernia, quindi il Molise. Certamente è un’ipotesi lungimirante e strategica per il nucleo industriale di Cassino avere una via veloce verso i Balcani, ma lo sarebbe anche in futuro per il Molise. A questo stanno puntando come richiesta all’Europa, soprattutto i comuni laziali citati.
Abbiamo comunque in ogni caso tempi biblici di realizzazione, nel momento in cui il progetto passasse senza bocciature, il Molise non potrà attendere oltre un decennio, siamo troppo in ritardo. Allora in questo contesto anche un’aviosuperficie potrebbe offrire uno spiraglio agli imprenditori del nord che potrebbero decidere di investire in Molise nei prossimi tempi, animati dai fondi per le nuove attività imprenditoriali previste per l’Obiettivo Uno e dalla velocità di giungere e ripartire in pochissimo tempo, dopo aver dato direttive aziendali e magari consegnato merci in tempi rapidissimi.
Impensabile che da Milano si fa prima ad arrivare a New York non a Campobasso.
Dunque, in attesa che si compia la beata speranza di strade e ferrovie, la via aerea rimane l’unica alternativa per uscire dall’isolamento infrastrutturale.
Qualcosa deve necessariamente cambiare anche nella mentalità dei nostri amministratori, non c’è più tempo da perdere, bisogna necessariamente bloccare l’emorragia di perdita demografica e di lavoro, altrimenti anche le misure europee e la pioggia di denaro potenziale prevista in questa terra nei prossimi tempi, sarà inutile; dove non si arriva via terra, arriviamoci via aerea.