Proscenio al diritto per educare alla legalità
Intervista all’Avvocato Franco Albino, Presidente dell’Associazione “Senzappello” di Campobasso
di Luigi Fantini
Il diritto elaborato dagli studiosi (dottrina) e quello che attinge dalle sentenze e dagli atti giudiziari già scritti, trova applicazione nelle aule dei tribunali, sede naturale dello svolgimento dei processi per la regolazione dei diritti e dei doveri dei cittadini e per l’accertamento delle violazioni e, quindi, della comminazione di una sanzione. “Diritto vivente” quello che sgorga dagli ambienti giudiziari, in cui viene somministrato il terzo dei tre poteri codificati dal Costituente del 1948: il potere giudiziario, ovvero quello deputato all’applicazione delle norme, con i giudici che debbono sostanzialmente eseguire pedissequamente la legge a servizio della tutela giurisdizionale dei diritti e degli intessi di ogni essere umano, consacrato nell’art. 24 della Costituzione, e nel rispetto della parità di ciascuno innanzi e, soltanto, innanzi alla legge (art. 3 della Costituzione).
Sempre più spesso, siamo testimoni di quanto i mass media (dalla stampa alle tv e, ovviamente, agli strumenti informatici e tecnologici) propongano format e trasmissioni televisive in cui, numerosi fatti di cronaca siano proposti ai tanti spettatori con il limite – per chi scrive – di concentrare e analizzare le questioni più come gossip (specialmente di casi afferenti a personaggi noti e/o crimini di ribalta), che come occasioni per comprendere l’ampio ventaglio dei diritti e delle procedure attraverso le quali, i cittadini poco avvezzi con la tecnicità del diritto, possano imparare ad agirli e cosa e perché evitare per non incorrere nell’applicazione di una pena.
In questo senso, quindi, ci si discosta da quello che potrebbe assurgere al valore educativo del diritto e alla sapienza della conoscenza per meglio districarsi nelle relazioni tra persone nel contesto sociale cosicché, secondo l’immagine di Giano bifronte, da un lato ci si discosta dalla nobile funzione dell’insegnare, dall’altro ci si allinea alla logica superficiale e progressista secondo cui, interessa ciò che appare e che non affatichi eccessivamente: e così, si diventa esattamente congrui con l’appiattimento – ahimé, sempre più vivido – della massa gregge che, ciecamente, insegue ed esegue le stoltezze e le pinzillacchere dei “pastori” della superficialità.
Non mancano, però, buone pratiche che, al contempo, si impegnano a contrastare questo vulnus sia con iniziative formative per gli addetti ai lavori, sia con attività variegate per coloro che non possiedono conoscenze e competenze specifiche. Tra queste, particolarmente importante e costante negli anni di tutti i tempi, è quella del diritto messo in scena attraverso la scritturazione e la proposizione di copioni attraverso cui, informare, formare e divertire i destinatari spettatori.
Una pratica – quella dell’arte recitata – di cui, grandi del passato hanno tracciato la strada e che, oggi come allora, si fa necessaria e profuma di attualità. Difatti, dal testo “La giustizia in scena” – Diritto e potere in Eschilo e Sofocle del professore Emanuele Stolfi dell’Università di Siena, leggiamo che: <<Perché le opere di Eschilo, Sofocle ed Euripide vengono tutt’oggi rappresentate e continuano ad appassionarci? Perché la loro messa in scena suscita sempre emozioni viscerali, che ci fanno inabissare nel profondo di noi stessi? In questo libro la tragedia greca viene letta come un inquieto laboratorio della coscienza civile – quindi anche giuridica e politica – dell’Occidente, ove l’intreccio fra mito e attualità del V secolo a.C. solleva questioni con cui ancora dobbiamo misurarci, come uomini e cittadini: dalla natura ambivalente del potere, sempre sul punto di degenerare in tirannide o di dar corpo all’incubo della guerra civile, alle irrisolte criticità della democrazia e dell’uso della parola – in grado di persuadere e conciliare, ma anche soverchiare e irretire – ; dal fondo cupo di violenza e terrore in cui talvolta si specchiano gli assetti istituzionali, alla ricerca di criteri che definiscano la responsabilità dell’individuo.>>.
Da questa coscienza, credo possa dirsi sia maturata e scaturita la fulgida e lodevole iniziativa dei “Senzappello”, Associazione culturale di Campobasso, costituita da avvocati, e che, guidati dalla sapiente e vivace direzione dell’Avvocato Fabio Albino, da diversi anni porta in scena nei teatri e nelle scuole elementari, medie e superiori, i vari volti del diritto. Iniziativa lodevole soprattutto per l’incontro con le scolaresche, perché, con l’istaurazione di processi simulati, persegue la finalità di educare ai comportamenti secundum legem e a prevenire la commissione di illeciti e di reati, che pure interessano quote significativa di soggetti minorenni.
Dalla voce dell’Avvocato Albino, i dettagli sulla compagnia teatrale: <<L’associazione “Senzappello”, da me presieduta, è composta da Avvocati del Foro di Campobasso, che ormai da circa dieci anni si occupano di scrivere e di mettere in scena rappresentazioni umoristiche o comiche, o in alcuni casi drammatiche, che riguardano la “Giustizia”, o meglio la “vita” che quotidianamente si svolge nelle Aule di Giustizia, ma, ciò, soprattutto per fini didattici, istruttivi, e di educazione alla legalità.>>.
Soggiunge: <<Il nome “Senzappello” sta semplicemente a significare, nel nostro linguaggio giuridico, speditezza e semplicità, essendo nostro scopo quello di giungere direttamente, immediatamente, senza filtri o complicazioni, alle menti ed alle coscienze di chi intenda ascoltarci (senza bisogno, per l’appunto, di ulteriori… gradi di giudizio.).
Circa le iniziative messe in atto, l’avvocato specifica: <<Le attività dell’Associazione possono riassumersi sinteticamente in due tipologie: i processi simulati e gli spettacoli teatrali (tutti, beninteso, scritti, arrangiati, animati, recitati e messi in scienza dai membri dell’Associazione.).
Circa, infine, la rete di aiuto e le finalità, il Presidente conclude: <<I Senzappello”, in collaborazione con Magistrati e Forze dell’Ordine ed unendo la passione per la professione all’impegno civile, da anni realizzano, alla presenza di studenti e docenti, i “Processi Simulati” nella cornice di vere aule di giustizia (come quelle della Corte di Appello di Campobasso, o del Tribunale di Isernia) od anche direttamente presso istituti scolastici od universitari. I processi simulati riguardano particolari argomenti, di notevole impatto sociale, sui quali si è inteso richiamare l’attenzione (e di provocare la riflessione) dei giovani spettatori: violenza di genere, bullismo e cyberbullismo, spaccio e consumo di stupefacenti, alcolismo.>>.
Se è vero che “Chi incomincia è a metà dell’opera” l’augurio che sento di formulare alla giustizia, ai “Senzappello” e a ogni uomo e donna di buona volontà, lo affido al bel motto di Leonardo Da Vinci: <<Non chi comincia, ma quel che persevera>>.