di Pietro Tonti

Il 1° Maggio è la Festa dei Lavoratori. Pio XII°, istituendo nel 1955 questa festa in onore di San Giuseppe artigiano, ha inteso offrire al lavoratore cristiano e a tutti i lavoratori un modello e un protettore. Cristo stesso ha voluto essere lavoratore, trascorrendo gran parte della vita nella bottega di Giuseppe, il santo dalle mani callose, il carpentiere di Nazareth.
Ma dai tempi di Pio XII°cosa è cambiato?

La festa dei Lavoratori di oggi vede due distinti San Giuseppe senza calli, Il primo nelle mani sventola la bandiera della protesta da disoccupato di lungo corso. Passato nel Molise dalle filiere dismesse da anni, con tutte le provvidenze ministeriali, all’abitudine all’assistenzialismo ad oltranza, con scarsa volontà di rimettersi in gioco.

Il secondo San Giuseppe di oggi, quello vero, è un povero artigiano falegname disoccupato con attrezzi coperti da ragnatele e da debiti contratti nel passato con il fisco.

Un pover’uomo alla canna del gas, al limite dell’estrema unzione lavorativa, senza sbocchi, tartassato da gabelle insostenibili e quella manualità acquisita in tanti anni di esperienza, gettata alle ortiche. In un mercato sempre più industriale ed esterofilo, dove con quattro soldi compri un’intera mobilia, di scarso valore, ma chi se ne frega, tanto tra 5 anni la sostituisco.

E crescono i debiti del nostro San Giuseppe ex lavoratore, da non poter sostenere la famiglia, decreti ingiuntivi e pignoramenti lo hanno talmente indebolito che riesce a malapena a sbarcare il lunario dei due pasti quotidiani.

Il nostro Santo di oggi traslato in questa regione, manderebbe strali ai nostri governanti, incapaci di ascoltare, programmare e dare speranza di sussistenza ad artigiani e imprenditori, ai lavoratori in generale.

E mentre i primi San Giuseppe pretendono lavoro dalle istituzioni, pronti a scendere in piazza per fare “ammuina”, i secondi cercano di sopravvivere cercando di fare lavoretti in nero nelle case di privati con il leit motiv: “signò non mi chiedete la fattura, non ho partita Iva”. Come potrebbe averla?

Ed ecco che il nostro Santo del giorno si è traslato dalla figura atavica del bravo artigiano, passando per disoccupato e ora come evasore totale, non per sua scelta s’intende. I tempi cambiano e per campare bisogna adeguarsi.

Una volta c’era Erode che minava la vita della famiglia del San Giuseppe lavoratore, oggi è lo Stato. I tempi cambiano ma per San Giuseppe c’è sempre un nemico in agguato che mina la sua famiglia e il suo lavoro.