di Pietro Tonti
Tiene banco dall’inizio della legislatura la questione sanità, o meglio l’affidamento commissariale ad acta della sanità regionale al Presidente Donato Toma da parte del Ministero della Salute.
Diversi esponenti politici sono intervenuti con un comunicato in questi giorni per stimolare il Ministro della Salute Giulia Grillo ad affidare a Toma la gestione della traballante sanità molisana. Andiamo controcorrente per un attimo e auguriamo al bravo Donato Toma di non essere investito da questo incarico, per il suo bene, magari qualora arrivasse da Roma questa jattura, ci auguriamo che rinunci alla gestione della sanità.
Abbiamo visto nel corso degli anni cosa ha prodotto la gestione commissariale affidata ai presidenti, con quale veemenza sono stati scalzati per inefficienza ed è sotto gli occhi di tutti la grande impopolarità di Iorio e Frattura ex di Toma per la questione sanitaria.
Pare strano come Toma abbia avuto la caparbietà fino ad oggi di volere a tutti i costi, richiedendola apertamente anche a Pontida dal vicepremier e Ministro Salvini; offrendo la possibilità a Luigi Mazzuto, non eletto di ricoprire l’ambito ruolo assessorile in giunta pur di riuscire ad interloquire direttamente con Salvini, dato il rapporto di vicinanza, con l’intento di ottenere questo oneroso e affossante incarico.
Per giusta regola auguriamo a Toma di non invischiarsi in questioni decantate, impossibili da risolvere, gestite nel corso degli anni da tavoli tecnici ministeriali, finalizzati alla verifica degli adempimenti regionali con il comitato permanente per la verifica dei livelli essenziali di assistenza. Dove l’imperativo assoluto dopo i tagli anche scriteriati, da sommossa popolare, è stato fino ad oggi: salviamo il salvabile, ottimizzando, con un contestato e approvato Programma Operativo Straordinario 2015-2018.
Per quale motivo il presidente dovrebbe accollarsi l’onere gestionale tra pressioni private sulla sanità e realtà pubblica? Impelagarsi in contenziosi ed extrabudget con i privati?
Per quale motivo dovrebbe sostenere improbabili posizioni, giustificando ogni giorno motivazioni deleterie per la sua figura professionale, in quanto ogni decisione è demandata comunque al Ministero?
Anche la considerazione che se un presidente e la sua giunta hanno contratto il debito sanitario, appariva stucchevole, già diversi anni fa con la presidenza Iorio che fosse affidato proprio a chi aveva contratto il debito, Iorio stesso in quel caso e successivamente a Frattura, la gestione commissariale della sanità.
Siamo alla palingenesi in questa legislatura e parrebbe che la stortura sia in via di aggiustamento. Affidare ad un esterno il commissariamento della sanità regionale è un atto normale, scevro da ricatti politici per il voto eventuale di scambio e sappiamo negli anni cosa ha prodotto la nostra sanità per questo segmento fondamentale della gestione regionale.
Donato Toma, non sarebbe indicato a differenza dei suoi predecessori come il capro espiatorio dei mali della società molisana, anzi, sarebbe nelle fila dei contestatori, con l’intero Consiglio regionale ad indicare al commissario esterno le linee guida più appropriate per il territorio, senza responsabilità decisionali finali. Magari battendo i pugni, portando la bandiera della protesta pur di ottenere quello che la gente vuole: sanità, puntualità, meno liste d’attesa e sicurezza di entrare in un ospedale e uscirne guarito.
La XII Legislatura molisana si rivelerebbe la più sana e sobria degli ultimi decenni, senza scossoni. Toma ne uscirebbe rafforzato con il centro destra e potrebbe senza grandi sforzi riproporsi per un altro quinquennio.
Caro presidente chi te lo fa fare?