di Pietro Tonti

Un libro scritto dal Dott. Ferdinando Carmosino, dopo accurate indagini sulla vita di medico chirurgo e criminologo, alla ricerca di novità non conosciute, un’analisi accurata su uno dei personaggi più importanti della metà del novecento: Benigno Di Tullio.

Sarà il suo paese natio Forlì Del Sannio, ad ospitare oggi pomeriggio domenica 29 dicembre, presso il comune alle ore 17:00, la presentazione del libro dedicato alla sua vita di medico e criminologo.

Nato nel piccolo paese molisano di Forlì del Sannio da Carlo di Tullio (1859-1925) e Filomena Trudi, Benigno Di Tullio nel 1920 conseguì la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Roma. Esercitò quindi, come medico, nel carcere di Regina Coeli a Roma e, nei primi anni ’30, iniziò la carriera accademica come assistente alla cattedra di medicina legale de La Sapienza; al contempo, lavorò pure al Carcere minorile San Michele di Roma. Fu inoltre presidente della Società Internazionale di Criminologia, nonché direttore del Manicomio criminale di Aversa. Fondò l’Ente nazionale per la protezione morale del fanciullo.

Come studioso di psichiatria, discepolo di Cesare Lombroso, si occupò di prevenzione della delinquenza e del reinserimento degli stessi nella società. Fu uno dei primi ad indagare il fenomeno criminoso da un punto di vista interdisciplinare, considerandolo da diverse prospettive (psicologica, antropologica, socio-culturale, etc.). Considerato il padre fondatore della moderna criminologia, grazie alla sua opera didattica e di ricerca, man mano il mondo accademico italiano, dai primi anni ’50 in poi, diede sempre maggior spazio a questa disciplina, creandone apposite cattedre in criminologia clinica e antropologia criminale.

Nel 1957 fondò la Società Italiana di Criminologia (SIC), di cui ne fu il primo presidente. Dal 1963 fino alla sua morte, è stato docente di psicopatologia forense presso l’Università La Sapienza di Roma.

«[…] non si può continuare a disconoscere che il delitto, prima di essere un’infrazione ad una norma giuridica, è un’azione umana che non è possibile conoscere, nel suo contenuto psicologico e nel suo aspetto sociale, se non attraverso lo studio della personalità di colui che l’ha ideata, preparata ed attuata. Ed è in base a questi concetti che si giunge ad affermare sempre più concordemente, da parte di studiosi di ogni paese, che il processo penale deve basarsi, sempre più rigorosamente, su una duplice indagine: l’una giuridica, diretta ad accertare l’esistenza di un reato; l’altra antropologica, diretta a conoscere la personalità di colui che l’ha compiuto.»
(Benigno Di Tullio, “Sul metodo e sulle finalità della criminologia clinica”, relazione presentata al V Congresso Internazionale di Criminologia – Roma, 1935)

Il consiglio direttivo della SIC, in suo onore ha istituito, nel 1986, il premio Benigno Di Tullio, per promuovere gli studi criminologici e di psichiatria forense, oltre a diverse borse di studio bandite annualmente da enti pubblici e privati di ricerca.