Da domani 1° gennaio 2026 diventerà obbligatorio collegare il POS al registratore di cassa telematico, come previsto dalla Legge di Bilancio 2025
L’obiettivo dichiarato è quello di contrastare l’evasione fiscale, attraverso un servizio web dell’Agenzia delle Entrate che impone l’associazione tra matricola del registratore telematico (RT) e ID del POS, tramite l’area riservata “Fatture e Corrispettivi”. Il tutto con tempistiche rigide e sanzioni severe per chi non si adegua.
Sulla carta, una misura di trasparenza.
Nella realtà, per molti, l’ennesima stretta che rischia di strangolare definitivamente il piccolo commercio.
A pagare saranno sempre gli stessi
Questa norma colpisce in modo diretto artigiani, piccoli esercenti, micro-attività, soprattutto nelle aree interne e nei territori economicamente più fragili.
Attività che da anni sopravvivono a fatica tra tasse elevate, burocrazia soffocante, costi energetici fuori controllo, affitti in crescita e margini sempre più ridotti.
In questo contesto, una quota di evasione non è stata un lusso, ma una forma di sopravvivenza.
Non un comportamento da giustificare, ma da comprendere se si vuole davvero leggere la realtà del Paese.
Con questa misura, però, i piccoli vengono “castrati”, privati anche di quell’ultimo margine che spesso permetteva di tenere aperta la serranda. Il risultato? Chiusure, desertificazione commerciale, perdita di lavoro e di presidio sociale.

I grandi evasori restano intoccabili.
Mentre il fisco stringe il cappio intorno al collo dei piccoli, i grandi gruppi multinazionali che operano in Italia ma hanno sede fiscale all’estero continuano a muoversi in una zona grigia.
Colossi dell’e-commerce, piattaforme online, catene internazionali e megastore – spesso favoriti anche dall’invasione di prodotti a basso costo, in particolare dai grandi store di origine cinese – competono con regole completamente diverse.
Questa concorrenza sleale non viene contrastata con la stessa durezza.
Il messaggio è chiaro: controllare chi è facile controllare, non chi è davvero forte.
Tante regole, pochi diritti
Il piccolo commerciante oggi ha:
infiniti doveri, controlli continui, adempimenti tecnici sempre più complessi,
ma pochissimi diritti e quasi nessuna tutela reale.
Prima di imporre regole così drastiche, sarebbe stato logico:
ridurre la pressione fiscale, abbassare il costo del lavoro, intervenire seriamente su energia e affitti, sostenere chi crea economia reale nei territori.
L’obbligo per i commercianti di dotarsi di POS collegato al registratore di cassa, presentato come una misura di modernizzazione e trasparenza, si sta rivelando nei fatti un ulteriore peso economico e gestionale per le piccole attività, mentre i veri beneficiari sembrano essere, ancora una volta, gli istituti bancari e i circuiti di pagamento.
Ma chi prende decisioni vivendo con stipendi parlamentari da oltre 14.000 euro al mese, difficilmente ha il polso di cosa significhi incassare poche decine di euro al giorno, con l’ansia costante di non farcela.
Una scelta miope
Questa non è una lotta all’evasione strutturale.
È una scelta miope, che rischia di dare il colpo di grazia a migliaia di piccoli commercianti e artigiani.
Quando l’ultimo negozio chiude, non si perde solo un’attività economica:
si perde vita sociale, sicurezza, identità.
Un applauso, quindi, alla lungimiranza di chi non ha saputo distinguere tra evasione per arricchirsi ed evasione come estrema difesa dalla povertà, continuando a colpire i più deboli e lasciando indisturbati i veri giganti.






