L’Unione Europea si è posta importanti obiettivi in termini di riduzione dei gas ad effetto serra, maggior utilizzo di fonti ad energia rinnovabile e maggior efficienza energetica. L’ obiettivo è quello di aggiornare il Piano Energetico e Ambientale della Regione Molise allo scopo di assicurare una crescita sostenibile, garantendo al contempo la sicurezza e l’accessibilità energetica a tutti i cittadini.
Una politica cosiddetta green deve, però, tener conto di diversi altri fattori su cui basare le proprie scelte, bene l’efficientamento energetico e ambientale regionale, bene l’incremento della raccolta differenziata, bene l’obiettivo di un futuro 100% rinnovabile che non rappresenta un’utopia ma una opportunità per la nostra Regione, ma guardiamo anche alle capacità che sappiamo fornire per ottenere un modello energetico basato otre che sulle fonti rinnovabili e sull’efficienza, anche sulla salvaguardia del valore paesaggistico delle nostra aree.
Allo scopo vanno evidenziate alcune macro questioni che sono legate, in maniera forte all’approvazione di questo strumento, o perlomeno, di cui bisogna tener conto: prima tra tutte c’è la salvaguardia del territorio, la difesa dell’ambiente e della salute pubblica. Gli obiettivi preposti, nel 2020 copertura al 50% dei consumi regionali attraverso un sostanziale incremento derivante da fonti di energia rinnovabili, tra fotovoltaico, eolico, biomasse etc. – possono nascondere insidie nel delicato rapporto esistente tra le esigenze energetiche, per l’appunto e quelle del territorio, che potrebbe vedere un incontrollato incremento di installazioni, tali da comprometterne le peculiarità paesaggistiche, storiche e paradossalmente, perfino ambientali, se teniamo conto dei corsi d’acqua che potrebbero essere utilizzati per il posizionamento di centrali idroelettriche.
Posto che il Molise ha già raggiunto gli obiettivi per il 2020, se la “visione” verso la quale si intende orientare lo sviluppo del sistema energetico della nostra regione è quella di una comunità che si pone il problema di capire quanta e di che tipo di energia ha bisogno e quindi di ottimizzare l’uso delle proprie risorse energetiche salvaguardando e valorizzando nel contempo l’ambiente, il patrimonio culturale e paesaggistico, l’uso del territorio, sia per le produzioni di eccellenza sia per gli altri usi alternativi a quelli energetici, nasce spontanea una domanda: perché non guardare oltre e pianificare un programma di sviluppo energetico che guardi soprattutto a valorizzare le qualità offerte dal territorio?
Un quesito che porta in sé una grande possibilità di sviluppo economico per questa Regione che il PEAR così come è stato redatto, potrebbe non lasciar sfruttare in pieno, rendendo vani gli sforzi di chi si sta battendo proprio per realizzare progetti utili alla salvaguardia e promozione del territorio. E se è vero, com’è vero che la proposta del PER adottata dalla Giunta e presentata a questo Consiglio, punta sull’incremento di energia proveniente da fonti rinnovabili, per la legge della compensazione, dobbiamo essere attenti a che a pagarne le conseguenze non sia proprio il territorio.
Sulla bontà del PEAR, fatta qualche eccezione derivante da talune osservazioni pervenute in fase di audizione nella redazione dello stesso, questi, sembra affrontare tutti i principali temi legati allo sviluppo di un sistema energetico più sostenibile, sia in tema di efficienza che di sviluppo delle fonti rinnovabili. Ma, senza entrare nei meandri tecnici del documento, insisto perché vadano valutate le macro questioni che sono legate, in maniera forte, alla sua approvazione.
Per questo non sono d’accordo ad approvare un Piano Energetico Ambientale che, oltre ad affrontare le tematiche legate alla produzione e all’utilizzo di energia ai fini della transizione verso una economia a basso tenore di carbonio, tesa alla protezione del clima e dell’ambiente, non guardi, seriamente alla crescita economica e sociale di questa Regione.