La rissa dello scorso 28 marzo a Isernia tra spacciatori nordafricani e pakistani, l’aggressione del pensionato di Cantalupo e altri episodi commessi da alcuni ospiti delle “strutture di accoglienza”, stanno generando “naturale” avversità tra settori popolari anche a Isernia.

La mala gestio “dell’accoglienza” v’è dunque anche a Isernia: le speculazioni economiche degli appaltatori, che spesso intascano senza neanche dare tutto il dovuto (e chissà cosa è accaduto nella spartizione degli appalti) come ha dimostrato la gestione fascista di Alemanno o del PD a Roma; il diffuso supersfruttamento di manodopera; spesso, lasciati senza gli attesi documenti per andare altrove, rimangono privi di beni essenziali, finendo – la parte più arretrata di essi – per essere preda anche della piccola criminalità più o meno organizzata. A questo si aggiunga il ruolo deleterio e tribale delle influenze fascio islamiste e antifemminili, a cui fanno sponda i fondamentalismi clerico-fascisti nostrani sulla rinnovata “guerra santa”, come da intervento locale del Mons. Gemma nell’estate scorsa.

Da un lato sono fuorvianti le astratte bollature di “razzismo” verso quei diffusi settori popolari di Isernia, di fronte a questi disagi reali, tanto più in questa realtà locale dove l’immigrazione ha portato un’ inedita situazione sociale.

Dall’altro la falsa propaganda reazionaria trova la sua breccia nel senso comune diffusosi tra la gente di Isernia: “se non c’è lavoro, né casa, né assistenza sanitaria per noi italiani, come può esservi per i migranti?” ….“ma come, noi vi accogliamo, e voi spacciate droga, e ci mettete in pericolo con furti e aggressioni, e terrorismo ?”

Ma in primis la responsabilità per gli atti delinquenziali e incivili è personale, e non si può estendere automaticamente ad un’intera comunità di migranti.

I fascio leghisti e similari di Isernia hanno subito sfoggiato il loro sciacallaggio: in questa situazione nulla di più facile che istigare all’odio indiscriminato o razziale, facendo leva sui più bassi istinti delle persone; tacendo che il flusso migratorio inarrestabile, peraltro causato e acuito dal loro sistema di guerre e invasioni coloniali di ieri e di oggi, è ancora oggi governato dalle loro nefaste leggi (Bossi-Fini).

Ma i loro slogan sono comunque inconcludenti: gridare “no all’immigrazione!…” è come gridare “no alla pioggia “ , salva la “soluzione finale” ereditata dai loro “padri spirituali” la cui replica– per fortuna dell’umanità – non è propriamente oggi praticabile…

A costoro infatti non importa nulla dei disagi reali degli isernini o degli italiani: la loro missione al servizio del potere è solo quella di deviare la rabbia sociale sui migranti, per impedire che si rivolga sui capitalisti, i banchieri, i loro governi e il loro sistema, veri responsabili dell’impoverimento ormai inarrestabile delle masse.

Il risultato di queste propagande reazionarie anti migranti, anche per gli isernini, porterà solo ulteriori disastri, ulteriori conflitti etnici e guerre tra poveri o religioni, un favore a padroni e caporali che li sfruttano, e alla criminalità organizzata che li arruola se ridotti allo sbando. Ma la pur doverosa lotta per i diritti democratici dei migranti non è in grado neanche di scalfire questa propaganda falsa e fuorviante. Occorre ben altro ancora.

Si parta da quei settori di migranti che sono in prima fila nella lotta per i diritti contro lo sfruttamento, contro le mafie e il fascismo islamista, per unirli alle lotte dei lavoratori italiani.

Nell’immediato, anche ad Isernia, è necessario battersi per un’altra gestione dell’accoglienza, pubblica e socialmente controllata, libera dalle speculazioni imprenditoriali e infiltrazioni criminali, con politiche finalizzate realmente all’incontro e alla conoscenza tra migranti e locali.

E ciò sarà tanto più efficace quanto più si legherà ad una prospettiva: una piattaforma sociale che possa unire lavoratori italiani e migranti nel denunciare l’attuale organizzazione ingiusta della

 

 

società, che impoverisce sia italiani che migranti, e ne rivendichi un’altra, quella socialista, pienamente compatibile con i diritti di entrambi e libera da ogni fondamentalismo religioso e antifemminile.

Il Coordinatore Regionale Tiziano Di Clemente