Il grande macello causato dalla prima guerra mondiale costò oltre dieci milioni di vite tra militari e civili, milioni di feriti e mutilati, tra cui almeno 5 mila molisani.
E le stime non sono ancora definitive.
Ma di certo tanti figli di contadini e operai, anche molisani, furono mandati contro la loro volontà a sparare contro altri fratelli contadini e operai di altri paesi, per le brame spartitorie dei gruppi capitalistici europei e dei loro governi, compreso quello italiano che puntava alla spartizione balcanica ed altro.
Trattati in modo disumano dai ricchi generali che li mandavano al macello, come accadde a Caporetto, appena osavano ribellarsi a quelle condizioni venivano decimati con le fucilazioni; e le loro lettere dal fronte parlano chiaro.
Le celebrazioni che il 4 novembre ripropongono la falsa retorica della “guerra nazionalista per la patria” offendono la loro memoria, laddove finiscono con l’esaltare ciò che fu la loro grande tragedia collettiva, un grande e folle crimine perpetrato dai briganti capitalisti.
Uno dei primi atti del governo operaio e contadino nato dalla Rivoluzione d’Ottobre del ‘17, con l’appoggio dei soldati, fu di decretare unilateralmente la fine della guerra imperialista iniziata dallo Zar, perché le masse sfruttate di tutto il mondo si unissero contro i loro sfruttatori capitalisti .
In Italia la rivolta operaia e contadina contro la guerra purtroppo non ebbe lo stesso epilogo per diverse ragioni; ma se si vuole onorare davvero la memoria del 4 novembre, anche dal Molise, non può che gridarsi giustizia contro la guerra imperialista, a beneficio delle future generazioni.
La tragedia dei caduti della prima guerra mondiale, molisani come di tutte le altre parti del mondo, ripropone, in tutta la sua attualità, l’appello di Zimmervald del 1915, di cui dovrebbe darsi lettura in ogni commemorazione del 4 novembre:
“Solo i popoli liberati dall’indigenza e dalla miseria, dal dominio del capitale, saranno in grado di risolvere le loro reciproche relazioni senza guerra, in modo amichevole, con l’intesa”.